Norvegia

 

 

 

La Norvegia è un paese con la propria Chiesa basata sulla religione evangelico-luterana che ospita comunque minoranze cattoliche ed islamiche.
La lingua principale è il norvegese diviso in due differenti forme scritte: il Bokmål e il Nynorsk (il primo più diffuso). L’inglese è capito e parlato dalla maggioranza del popolo norvegese.
La moneta ufficiale è la Corona (Krone, Nok) e vale circa 0,12 Euro. Per 1 Euro occorrono circa 8 Corone.
Il clima estivo è molto vario a seconda delle zone e muta rapidamente. Ci sono zone a 5 gradi centigradi ed altre a 25. Piove molto di frequente.
Artigianato vario (turistico).

 

5000 km in 15 giorni

Alla fine dell’inverno così per caso tra amici è saltato fuori il discorso vacanze estive: quest’anno riusciamo ad avere le ferie tutti negli stessi giorni? E nel caso affermativo, dove andiamo?
Risolto il problema ferie in contemporanea, abbiamo iniziato a pensare alla destinazione…
Non ricordo da chi è spuntato, ma quando è uscito il nome “Norvegia” ci è piaciuto subito.
Abbiamo iniziato una ricerca su internet su tutto quello che poteva esserci utile: siti ufficiali, diari di viaggio, costi dei voli, dei noleggi auto, campeggi e relativi prezzi e grazie a Google Maps e ViaMichelin abbiamo iniziato a mettere su carta il nostro percorso da sud a nord. L’itinerario è cambiato innumerevoli volte, soprattutto dopo aver preso al Consolato Norvegese vari depliant, guide e la mappa, aver preso in biblioteca la Lonely Planet e aver ascoltato il parere di persone che hanno visitato la Norvegia in passato.
Preso dall’entusiasmo ho approfittato pure dell’occasione per comprarmi il gps con la mappa d’Europa in modo da poterlo aggiornare poi con campeggi, autovelox, distributori e quant’altro del paese scandinavo. Utile, non c’è che dire…anche se ha rotto un po’ le scatole agli amici durante la vacanza con qualche “Ricalcolo” o “Prendere la seconda uscita…”di troppo, he he.

L’idea iniziale era quella di partire da Oslo e risalire lungo la costa dove i fiordi la fanno da padrone fino ad arrivare a Capo Nord per vedere il sole di mezzanotte e devo dire che a parte Oslo saltata a piè pari (poi spiego perché) l’unico limite della nostra vacanza è stato causato dal periodo: siamo partiti dall’Italia il 28 Luglio ed il sole di mezzanotte a Nordkapp (Capo Nord) finiva proprio la sera dopo…ci saremmo dovuti accontentare di un sole alle 23! Tra l’altro io ero scettico sul fatto che in due settimane fosse possibile arrivare anche a Capo Nord, ma mi sbagliavo.

Tra navigazioni e voli virtuali con Google Earth siamo arrivati finalmente a Giugno, quando abbiamo prenotato l’auto ed i voli.
Ci siamo resi conto che in quindici giorni il nostro itinerario (da Oslo a Capo Nord) effettivamente sarebbe risultato troppo “tirato” perciò abbiamo escluso la visita alla capitale norvegese, poiché ne abbiamo valutato la possibilità futura di un week-end lungo grazie ai costi contenuti della Ryan Air.
La nostra idea di massima era prendere in considerazione l’arrivo a Sandefjord (Aeroporto Torp, circa 100 km a sud-ovest di Oslo) ed il noleggio di una macchina con la riconsegna in un aeroporto del nord onde evitare un viaggio estenuante al solo scopo di riportare l’auto al punto di partenza. La scelta è caduta su Tromsø, poiché è stata una delle poche cittadine aeroportuali con voli a costi contenuti e disponibili per l’Italia il 12 Agosto (via scalo ad Oslo).

Scelti voli e noleggio auto abbiamo iniziato a fare un po’ di conti poiché come si sente spesso dire “la Norvegia è cara”.
In realtà a ragione veduta questa è un’affermazione vera a metà: di certo lo è se si viaggia in due, in quattro si riescono almeno ad ammortizzare i costi del dormire. E anche il cibo è costoso quanto lo è in Italia o per restare in tema vacanziero, in Corsica. In quattro si dorme in una casetta e quindi non si ha il costo di due camere doppie. Con circa 23/24 Euro a notte a testa si fa senza problemi.
Per cercare di contenere la spesa abbiamo tentato anche (prima di scegliere l’auto) di vedere quanto poteva costarci un camper, ma purtroppo abbiamo constatato che nessun noleggiatore ci dava la possibilità di riconsegnarlo nel nord della Norvegia: a questo punto era improponibile riuscire a riportarlo fino ad Oslo; peccato perché avremmo risolto il problema del trovare da dormire e di mangiare, alla fonte! Penso che con 3 settimane invece di due sarebbe invece un’ottima scelta. La Norvegia è votata ai campeggiatori e offre moltissime piazzole di sosta (con wc) e parecchi punti per lo scarico delle acque.

Quindi per quanto riguarda gli alloggi avevamo sentito parlare di “rorbue”, cioè le casette (a palafitta) rosse dei pescatori: in pratica le ex-case dei pescatori rimesse a nuovo per i turisti con i servizi necessari come wc, doccia, cucina e camere da letto. In parte effettivamente abbiamo sfruttato queste strutture ma non solo. Sempre sul mare esistono anche le “sjøhus” che sono molto simili alle rorbue ma leggermente più economiche ed invece su terraferma le “hytter” (“hytte” al singolare, si pronuncia “hutte” con la “U” di wurstel), delle casette di legno (bungalow) di vario colore, dimensione, qualità, prezzo.

Grazie ad Ivan che lavora in banca abbiamo cambiato la valuta necessaria al pagamento dell’auto e per la vacanza* (la Norvegia, infatti, non fa parte della UE, ha moneta propria, la corona; occorrono circa 8 Nok per fare 1 euro. Le corone sono divise in centesimi chiamati “ore”, io ne ho visto solo due esemplari da 50 ore tanto per la cronaca).
* Vi rimando a quest’articolo per spiegare il problemino avuto con la Hertz [Problema con la Hertz]

Sempre grazie ad internet abbiamo iniziato a prenotare almeno il primo campeggio, per arrivare e dormire la notte sotto un tetto e non in macchina! Grazie alle mappe abbiamo optato per un campeggio a Nesbyen al “Sutøya Feriepark”, due ore e mezza dall’aeroporto di Sandefjord sulla strada per Bergen. Prenotazione richiesta via mail ed effettuata con conferma via fax.

Deciso che vestirsi a strati fosse la cosa migliore abbiamo messo in valigia magliette, una felpa, un maglione, k-way ed un giaccone impermeabile più un cappello di lana e guanti (e non ce ne siamo affatto pentiti). Oltretutto da buoni italiani abbiamo portato anche qualche chilo di pasta .
In un supermercato di Alta mezzo chilo di Barilla l’abbiamo visto a 5 Euro!
Unico rimpianto non esserci portati caffè e moka… D’altronde avevamo il limite dei 15 Kg in valigia. Oltretutto è bene sapere che se avete un bagaglio a mano (10 Kg) la macchina fotografica con obiettivi ecc… deve stare nel bagaglio a mano (Ryan Air).

 

Partenza

Dopo aver stressato amici e colleghi di lavoro con il continuo parlare della Norvegia finalmente è arrivato il gran giorno: il 28 Luglio il papà di Silvia e Baby ci ha accompagnati all’aeroporto di Orio al Serio dove per una serie fortunata di coincidenze siamo stati i primi al check-in ed il volo è partito (ed arrivato) come un orologio svizzero. Due ore e mezza tranquille dopo essersi preoccupati un po’ troppo del peso delle valigie. In realtà solo Ivan, pure vantandosi che avrebbe portato meno di tutti, ha ecceduto sul limite (ah ah ah, scusa Ivan non ho potuto resistere).

L’arrivo sopra la Norvegia si preannuncia con le sue coste frastagliate ed il mare di un blu davvero intenso. Dall’alto le onde sembrano una miriade di piccoli iceberg.

A Sandefjord il cielo comunque è coperto, la temperatura intorno ai 18 gradi, che bello dimenticarci dell’afa milanese. Ritiriamo i bagagli e la macchina a noleggio, una Toyota Avensis Station Wagon diesel (bellissima e comoda). L’abbiamo voluta a gasolio per tentare di arginare un po’ le spese in fatto di carburante! Silvia e Baby nel frattempo si mettono la loro felpa mentre Ivan ed io resistiamo in maniche corte!
Giunti nel parcheggio e caricato i bagagli nel baule ecco che inizia a piovere. Montiamo il gps e ci dirigiamo verso Nesbyen. Il viaggio inizia!

 

Da Sandefjord a Nesbyen

Appena partiti stiamo attenti ai cartelli con i limiti di velocità (siamo un po’ spaventati all’idea di inanellare multe a raffica) e vediamo spuntare da subito il cartello di pericolo “alci”!
Per togliere subito il dubbio… di alci nemmeno l’ombra! A parte quelle imbalsamate.

Ma in fatto di animali non ci siamo fatti mancare niente, eh eh eh.

Avvicinandoci al campeggio la giornata tende al sereno, bellissimo cielo costellati di nuvole bianche, grigie e nere. Il terreno è pianeggiante e verdeggiante. S’iniziano a vedere le case tipiche che ci accompagneranno per tutta la vacanza. Pensavamo fossero solo rosse ed invece qui si sbizzarriscono con tutte le tinte: abbiamo visto case praticamente di ogni colore (a parte il nero, credo, ma d’altronde chi ci potrebbe abitare?).

Il paese si fa un po’ più collinare, s’iniziano a vedere ruscelli e i primi bacini d’acqua: siamo costretti a controllare la cartina per capire se siano laghi o fiordi. La Norvegia è famosa per i fiordi (cioè il mare che entra anche per oltre 500 km) ma è punteggiata da migliaia di laghi e laghetti, fiumi e una miriade di cascate! La vegetazione cambia spesso. Si passa da praterie a foreste di pini poi ad altopiani brulli, a boschi di betulle, a pareti di roccia. L’acqua vira dal blu cobalto al grigio al verde smeraldo all’azzurro intenso a seconda la presenza del sole o meno. L’occhio è sempre soddisfatto.

Continuiamo a guidare rendendoci conto di quanto poco sia il traffico, incontriamo pochissime macchine (solo nei pressi d’Oslo si fa un po’ più intenso, ma ci metterei la firma per questo tipo “d’intasamento”!). Dopo un’oretta e poco più, dalle parti di Noresund ci fermiamo per una foto ad una bella panca bianca. Scopriamo con piacere che c’è un campo di fragole. La tentazione di assaggiarne una o due è irresistibile.
E come diceva George Bernard Shaw: “Resisto a tutto tranne che alle tentazioni”.
Mai mi sarei aspettato di mangiare in Norvegia delle fragole così dolci che si sciolgono in bocca. Pensavo che il clima non lo permettesse, invece sono buonissime. Mi scuso per il piccolo furto! Qualche giorno dopo le abbiamo comprate in un banchettino a forma di fragola, eh!

Al primo distributore con minimarket ci fermiamo per la nostra prima spesa: una tanica da 5 litri d’acqua, latte, olio, zucchero, sugo, frutta e biscotti. Per stasera e per la colazione siamo a posto.

Il sole ci accompagna fino all’arrivo al campeggio. Sono circa le sei di sera, l’aria è fresca. I tempi sono stati rispettati pur essendoci fermati per una piccola pausa fotografica e “furto-gastronomica”!
Il primo impatto con i norvegesi è un po’ freddino. Le due signore alla reception parlano poco e male l’inglese. Ci danno la chiave (N. 1) della nostra hytte. Parcheggiamo ed entriamo a vedere com’è. Carina.
Esternamente è legno pitturato di rosso, all’interno è perlinato chiaro, forse pino (non sono un esperto!).
C’è un tavolo per mangiare, un tavolino, sedie, panca ad angolo e due camerette ricavate dalla stanza principale. Ogni stanza ha un letto a castello. Il bagno non è molto grande ma pulito, come la doccia. Insomma, non ci possiamo lamentare. Ci prepariamo una pasta che viene davvero da schifo! Purtroppo non c’è nulla per scolarla quindi ci arrangiamo con un coperchio, ma rimane troppo acquosa.
Mea culpa, ho pure salato poco, non sono abituato a porzioni per 4!
Finito di sistemarci facciamo un giretto per il campeggio che sembra essere frequentato soprattutto da norvegesi. Ci sono molte roulotte fisse con annessa casetta con tanto di statuette, fiori, steccati e vialetti! Ogni casetta ha dipinti famiglie di trolls che immaginiamo essere rappresentanti le persone che ci abitano.
Comunque per costi e giudizi sui campeggi e gli alloggi vi rimando al pdf (piuttosto pesante) compresi il percorso da noi seguito, che linko a fine pagina.

Andiamo a nanna senza far meno di notare che pur essendo quasi le 23 è ancora piuttosto chiaro, sembra un nostro crepuscolo delle 19…comunque la stanchezza ci fa chiudere gli occhi appena la testa s’appoggia sul cuscino.

 

Nesbyen

 

Da Nesbyen a Bergen

Sveglia di buon’ora, colazione e poi dopo aver riempito la tanica d’acqua (infatti nei vari campeggi è sempre potabile), caricato i bagagli e fatto verificare che la stanza sia stata lasciata in ordine e pulita (altrimenti si pagano 200 Nok – 25 Euro) si riparte in direzione di Bergen.
Abbiamo deciso di passare per Gol arrivare ad Eidfjord e prendere il traghetto e poi fare la panoramica E7 restando a nord del fiordo.

Appena dopo Gol s’incontra una delle più antiche chiese di legno della Norvegia, la Gol Stavkirke in cui ci fermiamo a fare qualche foto di rito. Poco dopo deviamo leggermente dalla E7 visitando Torpo e la sua stavkirke. Il passaggio costiero dei fiordi dà molti spunti fotografici ed è spesso motivo di piccole pause che ci rallentano con piacere la corsa. Il percorso ci porta tra l’altro a ridosso delle maestose cascate di Vøringfossen dove s’incontra qualche turista più del solito. Anche qui il tempo non è dei migliori, ma ormai abbiamo capito che la variabilità è la prassi. Dopo Geilo attraversiamo un bel altopiano senza vegetazione lungo la strada costeggiata da tantissimi laghi. Molto bello davvero. Continuiamo la marcia e arriviamo giusti giusti per imbarcarci sul primo nostro traghetto che ci farà attraversare l’Eidfjorden tra Bruravik e Brimnes. I traghetti sono puntualissimi e di solito abbastanza frequenti (ogni 20-45 minuti) e le traversate abbastanza brevi (10-50 min.).

Per fortuna dalla parte opposta del fiordo il tempo sembra migliorare (come il nostro umore), dandoci modo di apprezzare i bellissimi riflessi della natura e delle case colorate sull’acqua. Iniziamo ad incontrare altri due temi ricorrenti della Norvegia: le gallerie ed i ponti. Ci aspettiamo di dover pagare dopo aver letto che molti attraversamenti sono a pagamento, ma in realtà (a memoria), oltre alle autostrade e ai traghetti mi sembra di aver pagato solo per il tunnel di Capo Nord.
Arrivati a Kollaness vorremmo prendere a sinistra restando in costa al Samiafjorden, ma purtroppo troviamo la strada chiusa per frana. Peccato! Siamo costretti a salire verso Voss e raggiungere Bergen dalla E16.

Arriviamo a Bergen verso le 18 e un po’ spaesati (la cittadina non è enorme, ma dopo essere passati attraverso boschi praticamente deserti ci pare complicata) cerchiamo un campeggio per la notte. Troviamo rifugio dopo un giro involontario per Bergen a qualche km a Est, nella zona definita Haukeland. Il campeggio “Bratland Camping” è moderno e molto confortevole; il soggiorno della nostra hytte è enorme. Il costo sarà comunque il più alto di tutta la vacanza (1200 Corone cioè 150 Euro da dividere in 4 persone), non abbiamo ancora imparato che vale la pena “sbattersi” un po’ di più nella ricerca dell’alloggio e soprattutto di farci sempre mostrare la camera prima in modo da poter decidere se fermarsi oppure no.

Comunque quest’appartamentino è davvero bello. C’è pure un tappeto elastico per bambini! Che tra l’altro è presente in moltissime case lungo tutta la nazione, credo come surrogato delle piscine che qui sarebbero un po’ troppo freddine!
Purtroppo siamo stanchi e anche il giro in più per colpa nostra ci scoraggia nel vedere Bergen di sera…decidiamo che ci teniamo il mattino successivo per visitarla per poi ripartire in direzione del nord.

Bergen Bryggen

 

 

Visita a Bergen e da Bergen a Vassenden

Il mattino purtroppo si presenta grigio. Arriviamo in città, parcheggiamo e ci apprestiamo ad andare verso il Bryggen ed il mercato del pesce. Ormai piove a dirotto e non ci gustiamo a fondo il panorama. Al mercato del pesce incontriamo pure dei ragazzi italiani che vendono nelle bancarelle.
Non so “come” ma ci riconoscono subito come italiani apostrofandoci con un “buongiorno!”.
Uno di loro ci racconta che piove “sempre” a Bergen e che per fortuna a Settembre termina l’Erasmus tornando a casa, al caldo. Ci propone pure uno spuntino “a soli 20 Euro…”. Gentilmente rifiutiamo: 20 Euro come spuntino alle 9 di mattina sono eccessive sia per mancanza d’appetito che per la cifra richiesta! Ciao ciao…

Al mercato del pesce si trova di tutto, pure la balena affumicata che costa parecchio… Noi proseguiamo verso il Bryggen a pochi metri di distanza sempre con i nostri k-way e con gli ombrelli aperti…
Il “Bryggen” è il porto: quello di Bergen è famoso per una serie di case colorate in legno piuttosto antiche ed è molto frequentata dai turisti. Ci facciamo un giro sempre maledicendo la pioggia… mi rifugio pure in una cabina telefonica!
Poi Ivan trova modo di farsi ritrarre insieme con un’alce…difficile capire quale sia dei due l’animale, però!
Le due donzelle sembrano pulcini bagnati: hanno i jeans zuppi fin oltre le caviglie ma non demordono…l’aria è piuttosto fredda e decidiamo che Bergen ci ha dato tutto quello che poteva visto il clima. Torniamo al parcheggio sotterraneo e partiamo!

Il paesaggio pur nel grigiore della giornata uggiosa è sempre degno di menzione: i fiordi sono davvero enormi e maestosi, ci sono tantissime cascate che ad un certo punto ci si abitua come fossero ordinarie… Verso mezzogiorno arriviamo al traghetto di Ytre Oppedal per attraversare il Songfjorden e raggiungere sull’altra sponda Lavik. Anche in questo caso il cielo si apre un poco regalandoci qualche raggio di sole! Incrociamo qualche capretta e a riva ci sono alcuni germani che sguazzano tranquilli insieme ad alcuni canottieri.

Vassenden

Arrivati a Vadheim potremmo salire proseguendo sulla E39 verso Førde ma noi abbiamo deciso di seguire il consiglio della Lonely Planet che definisce la E55 davvero bella e panoramica (costeggia lo Songfjorden): si va dritto per Høyanger verso Balestrand risalendo poi per Viksdalen sfiorando Moskog per raggiungere Vassenden.
La panoramica effettivamente merita ma la sorpresa è il tratto montuoso tra Viksdalen ed Eidalsoden. Peccato che ci siam dimenticati di rifornire e quindi abbiamo attraversato questo tratto con il patema di restare a secco proprio in mezzo al nulla.
Ma a parte questo e la pioggia, certo, questa strada è bellissima: è circondata da boschi, radure, prati e innumerevoli fiumi, ruscelli con cascate a ridosso della strada! Peccato averla percorsa con l’occhio sulla spia della riserva.

Grazie a Dio dopo una trentina di km scendendo a valle appare la salvezza sotto forma di distributore… Scendo a chiedere al minimarket dalla parte opposta dela strada: la signora mi dice che la pompa è aperta e di fare pure… Per la serie fidarsi ciecamente: avremmo potuto rifornire senza chiedere e partire indisturbati… Sono sempre più stupito della differenza con noi italiani. Facciamo gasolio e la seconda sorpresa arriva dal prezzo (in positivo): in tutte le pompe vediamo cifre che vanno dalle 10,25 alle 10,70 corone ma qui abbiam pagato 7,65 corone al litro!
Poi si spiega col fatto che abbiamo rifornito con il diesel dei camion! Hi hi hi.
Ci mancava solo di suonare un clacson bitonale!

Fatto il pieno (cosa che tenteremo di fare sempre, tanto la macchina va restituita così) si và!
Avevamo trovato un bel campeggio a Vassenden così lo programmiamo come destinazione del gps: ma chi l’ha memorizzato come punto d’interesse deve aver un po’ pasticciato infatti tali coordinate ci portano in un’altra struttura che ha motel e hytter (si chiama infatti “Øvrebø Motel og Hytter”).
Va beh, quando il caso decide per te… chiediamo alla ragazza alla reception e rimaniamo piacevolmente sorpresi di sapere che costa davvero poco (550 Nok cioè 69 Euro): bilanciamo il costo di Bergen almeno!

L’appartamento non è molto caratteristico, la struttura infatti assomiglia un po’ più ad una serie di villette a schiera che a dei bungalow. Comunque anche qui la dimensione delle stanze è sufficientemente grande per disfare valigie senza problemi! Il tempo è sempre inclemente…speriamo che domani spunti il sole!

Alla sera ne approfittiamo per studiare la strada di domani: vogliamo risalire verso Stryn poi deviare verso la meno frequentata Gamle Strynefjellsvegen (Rv 258), arrivare a Geiranger e salire ancora sulla “strada delle aquile” (Ornevegen), prendere il traghetto ad Eidsdalen ed attraversare il fiordo per girare a destra verso Linge, salire lungo la E63 giungendo ai famosi tornanti della Trollstigen e vedere dove riusciamo ad arrivare…

 

Da Vassenden a Torvik

Ci alziamo con il cielo che non promette nulla di buono, però per il momento regge e non piove…
Valutiamo se salire verso Hellesylt e prendere il traghetto che risale tutto il Geirangerfjorden fino a Geiranger ma il rischio pioggia ci sembra elevato e pensare di stare sul ponte sotto l’acqua ci scoraggia, per cui come preventivato, scegliamo di andare a Geiranger via auto.

Saliamo verso Stryn dove ci fermiamo poco prima di Videseter per una piccola pausa lungo un fiume per qualche foto (e dove mangiamo dei mirtilli proprio dietro ad una panca di legno in riva!).
Sulla strada s’incontrano innumerevoli cascate che meriterebbero più attenzione ma ormai ci siamo abituati allo spettacolo, come dicevo…
Appena dopo Videseter c’è il bivio per la Rv258. Proseguendo sulla E15 e poi prendendo la E63 si salirebbe direttamente verso Geiranger ma noi vogliamo vedere la meno frequentata (non che l’altra lo sia molto) Gamle Strynefjellsvegen che a detta delle mappe è panoramica.

Subito si sale da alcuni tornanti che al posto dei guardrail hanno delle piccole pietre messe in stile Stonehenge sul bordo strada. L’asfalto è sconnesso e la carreggiata non molto larga. Per fortuna l’unico camper che incrociamo non ci capita in curva! La strada sale costeggiando ruscelli, cascate e pian piano la temperatura cala fino a 5°. Vediamo delle pile di sassi messe dai turisti per dire “siamo passati di qua”. Le nuvole si fanno basse, inutile dire che il cielo è completamente coperto. La strada si riduce ulteriormente in larghezza e diventa sterrata… A bordo strada notiamo i pali di legno che segnalano il percorso agli spazzaneve durante l’inverno: qui deve nevicare tantissimo visto che sono alti almeno 4-5 metri. Anche adesso sul lato destro è presente a tratti un muro di neve alto circa un metro e mezzo.

Sulla Rv258

Continuiamo nel nostro itinerario procedendo piuttosto piano (30-40km/h) poiché la strada bagnata, stretta e senza protezioni ci pare da percorrere con cautela. Iniziamo ad incontrare qualche pecora per nulla intimorita, mentre è tutto un vedere laghetti, laghi, neve, ruscelli e cascate.
Sembra di essere arrivati alla fine del mondo! Davvero fantastico! In più l’assenza quasi totale di altri turisti esalta la sensazione di unicità del luogo. Dopo un’ora la strada si ricongiunge a Grotli ed alla E15. Qui ci fermiamo a mangiare sotto un’acquazzone tutt’altro che estivo. Acquietate fame e sete e riscaldati con un “caffè norvegese” riprendiamo verso ovest la E15 e al bivio svoltiamo a destra sulla E63 (verso nord).

Ancora un’ora di strada e finalmente arriviamo all’estremo capo orientale del Geirangerfjorder. Dall’alto la vista è davvero spettacolare ed infatti c’è un’area attrezzata per osservare il panorama in cui, per la prima volta, incontriamo molti turisti (addirittura 3 bus). Peccato che il cielo sia sempre plumbeo e si perdano i riflessi tipici del sole sull’acqua. Ne vale comunque la pena! Il fiordo che parte da Geiranger e curva verso sinistra all’interno di queste scoscese pareti è stupendo.
Rimaniamo un’ora a scattare foto e a contemplare il paesaggio e poi riprendiamo la via, la famosa strada delle aquile “Ornevegen” che con i suoi tornanti ci porta lontano da questo meraviglioso fiordo.

Geirangerfjorden

Ancora un’ora e siamo in coda per il traghetto che in mezzora da Eidsdalen attraversa il Norddalsfjorden e raggiunge Linge dove compriamo (finalmente) un gustosissimo cestino di fragole. Abbiamo già l’acquolina! Ancora una quarantina di minuti e raggiungiamo il punto in cui parte la Trollstigen (la strada dei trolls) in cui troviamo un monumento e due negozi di souvenir. Da qui parte anche un sentiero per osservare dall’altro la vallata ma evitiamo di andarci poiché sta diluviando.

Appena oltre il passo inizia la discesa e finalmente vediamo il maestoso quanto noto panorama degli 11 tornanti della Trollstigen. La strada scende tortuosa costeggiata da un’imponente cascata (Trollfossen). Bellissimo!

Trollfossen

Fa freddo e piove ma è comunque incredibilmente spettacolare.
Foto di rito con filmino e poi scendiamo godendoci la vista. Iniziamo a cercare un posto in cui dormire ma il gps (ancora lui!) ci porta ad un fantomatico Korsbakken Camping a ridosso di un fiordo ma non sembra esserci nessuna casa da occupare! Risaliamo la stradina sterrata e continuiamo su quella che ora è la E64. 100 metri più avanti leggiamo il cartello “Korsbakken Camping” in cui ci fermiamo (va beh ha sbagliato di poco!).

Il prezzo ci sembra ok però questa hytte ci serve ad imparare sempre di farci mostrare com’è prima di accettarla. La casetta non è male in fondo ma purtroppo ha bagno e doccia cui si accede soltanto uscendo dalla porta principale… Sbagliando s’impara. Dormiamo con il monotono ticchettio della pioggia battente sul tetto d’erba.

 

Da Torvik a Steinkjer

Oggi dobbiamo partire presto, ci aspettano due traghetti e parecchia strada, oggi per noi è una tappa di trasferimento e non crediamo di vedere qualcosa di particolare.
Poco dopo le 8 siamo già al traghetto di Åfarnes per Sølsnes sotto un cielo, al solito, coperto. Scesi dal traghetto sbagliamo pure strada. Guardando male la mappa teniamo la destra sulla strada che costeggia il fiordo invece avremmo dovuto proseguire dritti fino a Molde. Perdiamo una mezzora, ma per fortuna non dobbiamo timbrare nessun cartellino, il viaggio è anche questo.

Verso le 10 appena passati Knutset la E39 attraversa su due bei ponti i fiordi Batnfjorden e Kvernesfjorden divisi da un isolotto. Qui abbiamo modo di vedere quella che potrebbe essere una volpe, ma la visione è fuggevole perciò rimaniamo con il dubbio che non sia un gatto rosso. Raggiungiamo il secondo traghetto a Kanestraum e in poco più di 30 minuti siamo sull’altra sponda ad Halsa.

Il tempo migliora leggermente, lungo la strada appare un pallido sole che illumina gli unici campi coltivati a frumento che noi siamo riusciti a vedere. Il paesaggio è una bella moltitudine di colori che vanno dal giallo paglierino al verde bandiera dell’erba e al verde cupo dell’acqua, all’azzurro del cielo, al rosso delle case e al bianco delle stavkirke.

Nel pomeriggio sfioriamo Trondheim, ma non ci fermiamo. Proseguiamo oltre fino a giungere a Steinkjer al “Føllingstua Camping”. Il campeggio sembra vitale e abbastanza popolato, molto più di tutti quelli visti finora. Il tempo si è messo al meglio e possiamo scendere dietro al campeggio dove c’è un bel lago da immortalare.

La nostra hytte (N. 7) è accogliente e di bell’aspetto, ma dal guestbook scopriamo subito che la doccia ha un “piccolo” difetto. Nel bagno non c’è box ma solo la tenda e lo scarico della doccia è sul pavimento. Purtroppo non è ben stato calcolato il deflusso dell’acqua che invece di scendere dove dovrebbe arriva fino alla porta del bagno. Per fortuna c’è un battiscopa piuttosto alto altrimenti si sarebbe allagata anche una delle due stanze da letto. Comunque scopettone, straccio e panno-carta sono necessari per asciugare i litri d’acqua rimasti per terra. Di questa giornata non ricordo dove abbiamo pranzato né dove ci siamo fermati a far spesa! Buonanotte! Mi ricordo solo che Silvia ed io abbiamo dormito in un soppalco.

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Da Steinkjer a Junkerdal

Partenza sotto cielo grigio, ma guarda un po’. Oggi vorremmo avvicinarci più possibile a Bodø, la cittadina dove dobbiamo prendere domani il traghetto per le isole Lofoten. Pensiamo che sarebbe buono arrivare a Mo i Rana o giù di lì, per cui dobbiamo “pedalare”. Dopo due orette costantemente sotto l’acqua e nell’unica zona in cui siamo accodati ad una specie di coda (6/7 auto) appare il cartello “Nord Norge” che crediamo intenda voler dire inizio del Nord Trøndelag, ma non ne siamo sicuri.

Proseguiamo sempre sotto una fitta coltre di pioggia finché leggiamo che dovremmo costeggiare il fiume Vesfna con le sue cascate di Laksforsen ove saltano i salmoni per risalire la corrente. Effettivamente troviamo un punto informazioni che dice che 20 km dopo Trofors dovremmo incontrare la cascata. Poco prima di mezzogiorno ci arriviamo. Sul posto c’è anche un ristorante turistico. Dopo qualche foto “bagnata” decidiamo di fermarci per il pranzo.

La vista dal ristorante è davvero incantevole. La cascata non è immensa, sono 15-20 metri di dislivello, ma si vede l’ansa del fiume e, sorpresa, stando attenti si vedono sul serio saltare i salmoni! Peccato che non lo facciano di frequente e che non si sia riusciti a cogliere l’attimo con le macchine fotografiche. Speriamo nel video. Finito di ristorarci usciamo finalmente sotto il sole.

Ci divertiamo un po’ a cantare canzoni tipicamente da viaggio (“Azzurro” per intenderci!) e ad ascoltare gli mp3 memorizzati nel gps. Ogni tanto riusciamo a trovare qualche stazione radio con buona musica tipo “Radio 24 Norge”.
Stavolta sul lato della strada riusciamo a vedere bene una volpe impaurita dal passaggio delle automobili. Purtroppo non c’è spazio per fermarsi e ci sono macchine che sfrecciano in entrambi i sensi di marcia.

Tutta la giornata è stata comunque caratterizzata da foreste e boschi in zona abbastanza pianeggiante. Finché verso le 15 s’inizia a notare il cambiamento: la vegetazione si fa più rarefatta fino a sparire. Il terreno è brullo e collinare anche se non sembra di salire molto come altitudine. Una ventina di minuti dopo le 16 giungiamo ad una tappa importante, almeno dal punto di vista “turistico”: siamo al Circolo Polare Artico, latitudine di 66°33′ da cui si possono vedere il sole a mezzanotte e le aurore boreali nei periodi corretti.

Memorizzo nel gps la posizione (per ricordo) mentre Ivan scatta foto qua e là. L’aria è davvero pungente e la sensazione di freddo è aumentata dal vento che spazza questo altopiano in maniera alquanto fastidiosa. Pungenti sono anche le innumerevoli zanzare del posto! Dopo le foto di rito ai pali che segnano il passaggio virtuale del parallelo, al cartello del Circolo Polare, alla bandiera nazionale norvegese di tipo lungo (cioè senza la croce ma solo con la striscia con i colori nazionali) e alle immancabili pile di sassi correlate di nomi dei turisti siamo pronti per proseguire infreddoliti.

Abbiamo anche un po’ paura di non trovare posto per la notte: durante le ultime ore non abbiamo visto case né campeggi perciò partiamo con l’idea di trovare subito una sistemazione. Il sole nel frattempo va e viene ma almeno non si vedono gocce d’acqua. Saliamo verso Nord in questo strano ambiente un po’ lunare, ma dopo circa venti minuti di nuovo siamo nelle foreste di pini.

Troviamo un campeggio e ci fermiamo a chiedere. Qui devo chiarire che di solito chiede Barbara che parla correntemente l’inglese o spesso ci provo io in maniera alquanto approssimativa. Ivan e Silvia aspettano fiduciosi in macchina e poi vengono a vedere se è anche di loro gradimento l’alloggio. In questo caso mi sono buttato io pur avendo difficoltà nel dire la parola “available”. Mi s’impiglia la lingua e viene fuori un’incomprensibile “evlebebebol” o simile (per non parlare della parola “availability” per me impronunciabile). Cosi mi son detto: “va beh chiediamo se è libera – Do you have a free room?”.
Il tipo mi guarda e sorride e poi mi dice: “If you mean “available” yes. If you mean “free” no.” E si fa una grassa risata. Al che mi ricordo che “free” significa “gratis”… Comunque la stanza costa troppo e quindi rischiamo nel proseguire.

Verso le 17 e 30 siamo un po’ disperati, continuiamo ad impostare campeggi più a nord sul gps ma sembrano ancora lontani. Finché ad un tratto appare un cartello sulla sinistra con il “tanto atteso” simbolo delle hytter e cioè la casetta nera su fondo bianco con indicazione verso destra ed un nome: “Junkerdal Opplevelser”.

Ammetto di non essere molto convinto, ma tutti sono decisi: vince la democrazia. Appena svoltato troviamo il cartello che ci comunica che a 13 km c’è la frontiera con la Svezia! Io sono sempre meno convinto. Tra l’altro la strada s’inerpica costeggiando una parete di roccia a destra e un burrone a sinistra. Dopo circa 2-3 km altro cartello che indica a sinistra (6km). Abbiamo appena oltrepassato un ponte su un fiume e commentiamo il fatto che almeno non è una brutta strada: fatti altri venti metri diventa sterrata.

Io mi sto innervosendo. Proseguiamo. Passiamo in questa vallata con rocce e cascate a sinistra, due fattorie e intravediamo un bosco. Un altro cartello indica di proseguire verso la Junkerdal Huskyfarm. Ridendo dico che “magari ci aspettano gli husky”. Dopo cinque minuti sbuchiamo in una radura con queste due casette di legno ed una costruzione più grande. A fianco vediamo una struttura in legno che sembra in costruzione. Poi guardando bene vediamo effettivamente degli husky! Silvia dice che non scende! Boh! “Proviamo a scendere visto che siamo arrivati fino a qui”, diciamo Ivan ed io.

Arriva una signora in tuta blu da lavoro che stava rastrellando dell’erba e notiamo che nel recinto ci sono pure dei lama! Lama in Norvegia, assurdo!
La signora Randi Torland è subito affabile; le spiego che le ragazze hanno un po’ timore dei cani ma lei mi mostra che sono chiusi in gabbie e le gabbie sono dentro un recinto. Quando rassicurati le chiediamo se c’è posto ci conferma la disponibilità. Mentre c’incamminiamo verso una delle due casette le chiedo il costo e lei mi dice 700 Nok (circa 88 Euro). Si toglie gli scarponi e c’invita ad entrare.

Appena butto dentro la testa ho già detto “Yes, it’ok. Ok, Ok. Ok.” Un altro “Ok” e me la vende.
Ragazzi che posto! Anticamera, bagno con box doccia, un soggiorno enorme con tavolo da 8 persone, cucina, divano ad angolo, due stanze da letto con letti a castello e soppalco con altri posti per dormire. Il tutto in un ambiente davvero pulito, confortevole e nuovo.

Infatti la struttura è del 2006 e si vede. Le pareti sono tutte in legno chiaro e gli infissi sono rossi. La vista è eccezionale: dai due lati con finestre vediamo il bosco e una montagna con il cappello di nubi.
Sistemiamo le nostre cose e poi si va a far foto ai lama, al bosco alle montagne. Chiediamo informazioni alla signora che ci spiega che in inverno usano i cani per le escursioni in slitta e i lama come animali da soma. Portano la gente anche a pesca sul fiume. Ogni casetta può ospitare fino ad 8 persone.

Junkerdal Opplevelser

Questo è un posto che a nostro avviso merita di essere visto con la neve! Mangiamo e ci rilassiamo, sono le 23 e il cielo è ancora chiaro con le nuvole “perenni” sulla cima della montagna che s’infiammano del bagliore del sole che sta tramontando. Ci siamo tutti innamorati di questo posto. Si merita il link: [Junkerdal Opplevelser] . “Opplevelser” significa “Avventura”.

Nella casetta c’è la mappa della zona che è il Parco Nazionale dello Junkerdal e a 5 km c’è la Svezia. Fantastico. E’ davvero un peccato pensare che qui ci staremo solo per una notte. Questa, insieme al giorno di Geiranger e Trollstigen è finora una delle giornate più belle qui in Norvegia.

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Da Junkerdal a Bodø e traghetto per Moskenes sulle Lofoten

Il mattino finalmente si presenta soleggiato ed è davvero triste dover lasciare lo Junkerdal. Tra l’altro i proprietari delle hytter sono ancora a letto, come tutti i norvegesi non escono prima delle 10 di mattina.

Junkerdal

Ci rimettiamo in marcia, abbiamo il traghetto per le 14. Il cielo non è sgombro di nuvole, ma la giornata è abbastanza limpida e c’è modo di apprezzare il panorama sempre verde e lussureggiante. Entriamo a Bodø verso le 11 incontrando uno dei 4 semafori di tutta la Norvegia! Ci dirigiamo al porto perché non abbiamo idea di quanta gente ci sia già all’imbarco. Siamo i primi della seconda fila perciò abbiamo tempo di rilassarci un po’.

Purtroppo abbiamo calcolato male i tempi e riusciamo a sbocconcellare degli hot-dog e degli hamburger nel bar del porto senza andare in città poiché dobbiamo aspettare gli incaricati del biglietto in coda. (4 persone + auto sono 985 Nok cioè 124 Euro). Il cielo per l’ennesima volta si copre e inizia a soffiare un vento davvero gelido. Dopo pranzo arriva il tipo dei biglietti e poi un personaggio alquanto caratteristico in bicicletta.

E’ un turista francese di mezza età che si sta facendo il giro della Norvegia su due ruote. Indossa scarpe da ciclista e cammina in modo un po’ goffo. Ci viene a chiedere disperato dove fare i biglietti e cerchiamo di spiegargli che deve passare un incaricato con la “yellow jacket” a farglielo. Non sappiamo se ha capito, poiché pure lui indossa un k-way giallo e mi sa che ci ha frainteso. Si toglie le scarpette e mette delle ciabatte di plastica e ci rendiamo conto che cammina nello stesso modo! Ci fa un po’ pena ma probabilmente è solo una nostra impressione. Quando abbiamo incontrato dei ciclisti abbiamo sperato che fosse Pierrot “Yellow Jacket” ma non l’abbiamo più visto. Certo che con tutta quest’acqua… non lo invidiamo.

Il traghetto si fa attendere fino alle 15 e parte venti minuti dopo; non capiamo il motivo di tutto questo ritardo, di solito qui sono puntualissimi. Nei primi tre quarti d’ora Ivan ed io saliamo sul ponte a far foto e a filmare isole, costa e fari. C’è pure uno sprazzo di sole.
Rientriamo nella sala principale del traghetto proprio, mentre un inserviente passa a lasciare mazzi di sacchetti in caso di “sickness”, cioè nel caso a qualcuno la nausea faccia brutti scherzi. Non passano dieci minuti che la nave inizia a ondeggiare da babordo a tribordo e viceversa in maniera molto fastidiosa. Dai vetri osserviamo mare-cielo-mare-cielo.

Silvia ed io decidiamo di uscire un po’ all’aria fresca per contrastare la nausea. Cinque minuti dopo ci raggiungono Barbara ed Ivan con tutti gli zaini perché anche loro non si sentono per niente bene. Il mare si fa grosso e la nave ondeggia ormai anche da prua a poppa. Per farla breve stiamo male tutti (solo Silvia resiste) più volte. Un viaggio infernale che non finisce più.

Un ragazzino norvegese in maniche corte, mentre noi indossiamo maglietta, jeans, felpa, giaccone con pile e cappello di lana con guanti (tranne Silvia*), scorrazza a destra e manca bevendosi pure una coca gelata. “Birillo” rischia di essere buttato a mare. Fortuna sua che non ho le forze!

Ad un certo punto c’è un ondeggiamento tale che una signora seduta su una sedia di plastica si fa strisciando sei metri prima a sinistra e poi a destra.

Silvia*: è ferma in piedi con le mani in tasca, come una statua per tutto il tempo, resistendo alla fatica, al freddo e ai fumatori che escono a farsi una sigaretta. Non si è mai mossa per paura di vomitare. Ad un certo punto quando mi sono ripreso, tra un conato e l’altro, le chiedo se ha bisogno di qualcosa e lei mi dice di aver freddo alle mani. Allora le domando:”Dove sono i guanti che te li prendo?!”.
E lei impassibile mi risponde: “Ce li ho in tasca”.

Mah! Mi ha fatto morire dal ridere. Poi mi spiega che, a parte il problema dello spostarsi, non voleva eventualmente sporcare i guanti di vomito. Tra l’altro poi ci svela che per tutto il tragitto ha sofferto un casino perché pensava che dovessimo riprenderlo un’altra volta al ritorno!

Accendo il gps per capire se siamo oltre la metà del viaggio ma spero ardentemente che il gps si sia presa una cantonata: non possiamo essere ancora così indietro. Invece ha ragione. Arriviamo a Moskenes verso le 18.45. Le isole dal mare sono quasi invisibili nella nebbia. Inutile rimarcare che piove.

Mi metto al volante e scendiamo. Vorrei baciare la terra come il Papa. L’ufficio del turismo è già chiuso. Decidiamo di svoltare a sinistra (sud) verso Å perché immaginiamo che la grande maggioranza dei turisti vadano subito verso nord. Grazie a questa intuizione e a Silvia che ha letto sulla Lonely Planet delle siøhus, altro nome delle rorbue, appena a 500-600 metri dal porto, nella ridente Sørvågen spunta un cartello davanti una casa privata : “Bryggodden Sjøhus”.

Piove e nessuno se la sente di scendere, siamo tutti ridotti a stracci. Provo io. Entro nel giardino con mulino in miniatura e mi guardo un po’ in giro ma non vedo nessuno. Me ne sto per tornare in macchina quando dalla finestra il signor Kjell Bendiksen (il nome l’ho trovato poi su internet) mi saluta.

Gli chiedo se parla inglese e mi dice di no. Scatta l’uso dei segni internazionali e di tre quattro parole in “simil-norvegese”: “we are 4 persons”, e lui dice “4 folken?” e io confermo. Poi faccio segno di dormire, di mangiare e di fare la doccia. Mi fa cenno di si dicendo “Ya, ya”. Mi dice il prezzo con le dita da vecchio pescatore “700” e poi capisco che deve prendere la sua auto e che dobbiamo seguirlo. Va bene, non starò qua di certo a discutere.

Sorpresa: ci riporta nel porto sul molo opposto a quello del traghetto. Qui c’è la sua sjøhus (ex casa da pescatore, è una palafitta) con tanto di battello ormeggiato. Dall’esterno è piuttosto spartana ma dentro è una chicca. Ci fa segno che se non vogliamo sporcare ed essere costretti ad usare lo scopettone ci sono delle babbucce di lana fatte a mano per ognuno di noi! Ci mostra le camere, il bagnetto senza finestra con doccia, l’enorme soggiorno e la cucina. Davvero bellissimo e perfetto. Almeno in questo abbiamo avuto fortuna, oggi!

Per cena ci prepariamo del the, nessuno osa mangiare stasera. Tra l’altro nel soggiorno ci sono ben 13 poltrone, una stufa che Ivan accende per scaldare l’ambiente e la tv con il dvd! Infatti iniziamo a guardare “The good sheperd” in inglese sottotitolato in norvegese ma poi la stanchezza prende il sopravvento. Per oggi è sufficiente. Ci addormentiamo subito come sassi. Comunque anche questa è una struttura che consiglio. Non si prende il massimo dei voti (di poco) solo perché ha un bagno micro, ma a parte questo è davvero comoda, accogliente e il signor Bendisken è davvero molto cortese e simpatico.

[Bryggodden Sjøhus]

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Da Sørvågen a Laupstad

Finalmente sole! Il risveglio è dei migliori. Riportiamo le chiavi della sjøhus a casa del signor Bendisken e proseguiamo fin dove la strada arriva verso sud cioè al villaggio di (ex) pescatori di Å.
In realtà le Lofoten proseguono per qualche km, ma la strada qui si interrompe.

A piedi facciamo un giro sulle scogliere dove possiamo ammirare le due isole più a sud (Røst e Værøy). Poi ci dirigiamo nel paese dove c’è qualche “museo” del pesce ed una panetteria dove mangiamo degli ottimi dolci alla cannella. Bellissime le rorbue rosse sul porto. Un posto molto tranquillo e molto ventoso. Ce la prendiamo con calma approfittando dei raggi di sole.

Poi ci mettiamo in moto ritornando verso Sørvågen e proseguendo a nord. Il primo paese che incontriamo è Reine. Questo è da molti considerato il più pittoresco dei panorami di tutta la Norvegia. Onestamente pur apprezzandolo devo dire che non ci ha colpito più di tanto. Abbiamo visto di meglio!
Ma, forse, dipende dal fatto che il cielo si è fatto velato e si perdono molti colori senza l’illuminazione diretta del sole. L’acqua anche in questa situazione è comunque cristallina e s’intravede l’azzurro che assomiglia senz’altro a quello delle acque caraibiche se visto con la luce giusta.

Poco più avanti si passano dei ponti che dividono queste isole e c’è anche modo di fare la spesa per stasera e per domani. Sulla Lonely Planet leggiamo che a Hamnøy c’è un ristorante/pub degno di essere provato.

Alle 12.55 siamo a girare la maniglia del “Mat og Vinbu” ma apre alle 13. Ovviamente aspettiamo. La signora ci apre e per una buona ora siamo gli unici avventori. La vista non è delle migliori perché il locale è circondato da altre case ma la signora è cordialissima e s’intrattiene a chiacchierare chiedendoci da dove arriviamo e discorrendo un po’ sulle pronunce dei nomi. Non sappiamo come pronunciare città come “Bodø” o villaggi tipo “Å”. La signora ci dà l’esempio ed è molto divertita e divertente nel farlo (prova anche a ricordarsi il nome di Venezia e Vicenza).

Per curiosità: Å di pronuncia come un “oh!” piuttosto corto e secco mentre “Bodø” è simile a “Buudeh” detto da Bruno Pizzul, eh eh eh. Chissà se il paese di Gol è Golllllll… Va beh lasciamo stare.

Le ragazze ordinano pollo, mentre noi ci arrischiamo a provare la carne di balena. Visto che trattasi di carne ci viene chiesta la cottura che scegliamo media. Come aspetto è rossa e come consistenza asciutta come l’arrosto di vitello. Il sapore è buono, saporito. Stiamo un po’ a chiacchierare e poi verso le 15 ripartiamo.

Sulla strada si vedono spesso i tralicci per l’essiccazione del merluzzo e anche qualche casa con i pesci appesi fuori. Passiamo più ponti, alcuni curvi, tra queste splendide isole mentre il cielo inizia a far presagire acqua. Le isole sono molto montagnose con picchi appuntiti e la strada sembra buttata come una lingua d’asfalto nei pochi spazi che restano in piano. Giungiamo a Ramberg con qualche goccia di pioggia sul parabrezza. Peccato perché questa spiaggia sembra su un’isola dei Caraibi.

Ramberg Beach

Assomiglia vagamente a quelle della Corsica e le uniche differenze che ci ricordano dove siamo sono il cielo plumbeo e l’acqua che non è propriamente calda. C’è la bassa marea e ci divertiamo a fotografare i gabbiani sulla battigia. Ivan raccoglie anche dei ricci seccati che poi torneranno in seguito come protagonisti nella nostra avventura. Sulla spiaggia sono anche presenti tantissime meduse gelatinose di colore bianco e viola spiaggiate a riva. Sono chiaramente morte, ma sono impressionanti per dimensione.

Il vento è sempre insistente e sta iniziando un bel acquazzone. Ci dirigiamo verso Nusfjord, un’ansa dell’isola con un grazioso porticciolo fatto da tantissime rorbue rosse. Anche qui rimaniamo giusto il tempo di qualche scatto e poi via. Iniziamo a pensare a dove passeremo la nottata. Continuiamo la salita verso nord avvicinandoci a Svolvær e ci fermiamo praticamente ad ogni campeggio ma troviamo tutto completo e in due casi e’ il posto che non ci soddisfa.

Passiamo davanti alla Vagan Stavkirke a Kabelvåg e vediamo a Svolvær ma anche qui nulla. Il tempo continua a peggiorare e non abbiamo ancora trovato niente. Abbiamo iniziato a cercare verso le 16 e sono già le 20… iniziamo a pensare che la macchina sarà il nostro rifugio per la notte.

Alla fine giungiamo a Laupstad e seguendo le indicazioni di un cartello riusciamo a trovar alloggio al Sildpollens Sjøcamp, una struttura rorbue che è formata da molti appartamenti. Il posto con il sole probabilmente renderebbe di più, ma non ci ha entusiasmato, la stanza data per 4 persone è chiaramente da due ed infatti pur avendo il divano letto mancano le coperte. Tiriamo a sorte e Baby e Ivan sono costretti a dormire nel sacco a pelo. Ceniamo che sono quasi le undici di sera, doccia e poi tutti a nanna!

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Da Laupstad ad Andenes

Anche la mattina è piovosa, stiamo a letto più del solito… Abbiamo deciso di tornare verso Kabelvåg per vedere la chiesa di Vagan e passando da Svolvær vogliamo vedere la Svolværgeita (la capra di Svolvær), un picco doppio di una montagna che ricorda vagamente le corna di una capra (sarà). Il particolare di questa doppia cima è che i più temerari spiccano un salto da una all’altra. Sono a distanza di un metro e mezzo, ma sopra uno strapiombo di 40 metri. Oggi piove e non c’è nessuno a provarci.

Arrivati alla chiesa scopriamo che la domenica apre a mezzogiorno e quindi dovremmo aspettare almeno quaranta minuti. Ci accontentiamo di fare un giro dall’esterno e ripartiamo bagnati ed infreddoliti.

Arrivati a Fiskebøl ci mettiamo in coda per il traghetto che ci porterà a Melbu lasciandoci alle spalle le Lofoten e giungendo nelle Vesterålen. Spunta un po’ di sole giusto il tempo per farci scattare qualche foto dal ponte della nave. Per fortuna il tragitto è breve perché la nausea si sta facendo sentire di nuovo, l’altro viaggio ci ha scombussolato e non siamo ancora in perfetta forma.

Fiskebøl

Le Vesterålen pur assomigliando alle Lofoten hanno montagne meno appuntite, sembrano più antiche poiché arrotondate. Anche qui ci sono ponti di squisita architettura da superare ed immortalare. Giunti a Stokmarknes, un centro abbastanza grande e patria della Hurtigruten ( i postali che continuano a portare turisti per tutta la costa norvegese) facciamo un giro proprio al Museo Hurtigruten ove è “posteggiata” a secco la prima nave Hurtigruten (La Finnmarken ex-Narvik) adibita a centro turistico e Museo.

Mangiamo all’interno di quello che un minimarket della catena Mix, anche oggi hamburger, mentre le ragazze si accontentano di gustare del gelato. Ripartiamo in direzione Andenes passando per Sortland e le sue belle case colorate e verso le 16 iniziamo a cercare posto per la notte visto l’andazzo di ieri.

Vogliamo arrivare fino ad Andenes per vedere il faro ma decidiamo che possiamo “bloccare” una casetta e poi scarichi di bagagli arrivare in cima alle Vesterålen solo per una visita fugace. Purtroppo il piano fallisce. Ogni posto è pieno, per fortuna a Forfjord o Busknes (non ricordo) alla reception di un campeggio ci spiegano di provare a deviare verso la costa sinistra che porta ad Andenes invece di tenere quella Est in modo da avere più probabilità di trovare per pernottare.

A Risøyhamn prendiamo a sinistra lasciando la E82. Arriviamo fino a Bø dove c’è una struttura chiamata [Marmelkroken] in cui il proprietario, il gentilissimo Kåre Myrvang ci fa sapere di essere al completo.

Sono le 17.30 e iniziamo a presagire ancora una cena a mezzanotte! Invece il signor Myrvang confabula tra sé e sé: “What can I do for you…uhm” (Cosa posso fare, vediamo…) e prende a telefonare col cellulare a amici più a nord dopo essersi preso la briga di chiedere dove stiamo andando. Alla fine ci prenota una rorbue a 200 metri dal faro di Andenes! In cambio prendiamo una tazza di the e una fetta di torta ma, grazie davvero! Meglio di un Ufficio del Turismo!

Devo dire che non mi aspettavo così tanta simpatia, disponibilità e gentilezza dal popolo norvegese! Un’oretta dopo arriviamo ad Andenes, la rorbue non è male, è su due piani. Prima di cena andiamo fare un giro, ceniamo (rovesciando metà tanica d’acqua sul pavimento, hi hi hi) e poi andiamo a vedere il faro rosso di Andenes.

Andenes Harbour

Il tramonto è davvero spettacolare e finalmente possiamo goderci un bel panorama senza cappuccio o ombrello. Da qui partono anche i safari (fotografici) per le balene, ma a parte la mancanza di tempo, affrontare mare forza 5 non ci entusiasma per nulla. Andiamo a nanna senza nemmeno guardare se in tv c’è un meteo per domani.

Andenes Fyr

 

Da Andenes a Storfjord

Al mattino il cielo è variabile, il sole va e viene…mentre prepariamo la colazione prima piove poi spunta il sole. Accendiamo la tv e scopriamo che oltre ai due soliti canali qui avevamo a disposizione il satellitare! Ci rendiamo conto che è una settimana in cui siamo completamente disinformati sul resto del mondo, e non ci manca avere notizie.

Oggi lasciamo le isole Vesterålen per metterci in direzione di Nordkapp (Capo Nord) e per fortuna non c’è bisogno di un traghetto, poiché sono collegate con la terraferma attraverso ponti. Il viaggio continua all’insegna dell’indecisione del tempo mentre ammiriamo fiordi e vegetazione di bellissimi colori.

Tra l’altro in Norvegia è molto diffuso, ai lati delle strade, un fiore di colore viola/ciclamino (di cui non so dare altre informazioni) che rende il panorama ancor più affascinante di quello che è. Appena il sole fa capolino tra le nuvole è sempre uno spettacolo di riflessi sull’acqua da immortalare.

Al bivio tra la E10 e la E6 ci fermiamo a mangiare: Bjerkvik non è indimenticabile e anche il posto (un hotel) lascia un po’ desiderare ma d’altronde sono già le 14 e la fame ha bisogno di essere sopita. Il tempo sembra reggere e quindi decidiamo di comprare delle costine di maiale surgelate, delle focaccine ed una melanzana per poterle fare alla griglia.

Ci rimettiamo in marcia e anche oggi giriamo due o tre campeggi prima di riuscire a trovarne uno di nostro gradimento e disponibile. Dopo otto ore di viaggio troviamo il “Brennfjell Camping” (tra Storfjord e Skibotn). E’ ben tenuto e la hytte ha due belle camere da letto. Sul davanti c’è un ampio prato con un punto brullo in cui mettiamo la griglia tentando di non farci massacrare dalle zanzare. Sul retro scorre pure un torrente che forse qualcuno sfrutta per farsi una nuotata…

Brennfjell

Peccato che le istruzioni della griglia siano in norvegese! Grazie all’aiuto di un gentile campeggiatore che ci traduce riusciamo nell’intento, anche se, la carbonella dura poco. Siamo costretti a cucinare metà della carne e della verdura in cucina, il che significa rendere l’ambiente “impraticabile”. Dovunque passiamo lasciamo il segno da buoni italiani friggitori, eh eh eh.

Per fortuna le stanza da letto sono chiuse. Riusciamo pure a lavare una pentola che sembrava irrimediabilmente compromessa dal grasso bruciato con la sabbia! “Sigilliamo” la cucina e andiamo a nanna. Domattina lasceremo aperto per disperdere l’odore di rosticceria!

 

Da Storfjord ad Olderfjord

Oggi dovremmo arrivare dalle parti di Alta, una delle cittadine più grandi del Nord insieme ad Hammerfest e pensiamo di prenotare anche il campeggio dalle parti di Nordkapp per paura di arrivare e trovare tutto completo.

Apriamo la macchina per caricare i bagagli. Un odore nauseabondo come di “topo morto” permea l’abitacolo. Effettivamente è gia da ieri che ogni tanto si sente una zaffata… le ipotesi (errate) sono di “piedi sudati in scarpe da tennis calde”, “un animale schiacciato e morto nel motore” e “k-way lasciati ad asciugare in macchina”.
Annusiamo di qua e di là finché, a naso, apriamo il porta-oggetti nel cruscotto. Bleh! Ecco da dove arriva! I famosi quanto infami ricci di mare di Ivan stanno marcendo. Ma Ivan dice che due o tre sono recuperabili. Anche dopo le nostre lamentele decide di tenere “quelli buoni” e di metterli in un sacchetto a chiusura stagna. Poi faranno una brutta fine comunque: in un campeggio successivo durante una nottata di temporale e vento il sacchetto prende il volo: il contenuto si frantuma. Non che a noi tre la cosa dispiaccia, anzi, hi hi hi.

Fatte arieggiare la hytte e l’auto si và. La strada fino ad Alta è sempre spunto per foto di bei paesaggi, anche se, al solito, il cielo si sta coprendo. A Kafjord ci fermiamo a rifornire e in cerca di una toilette! Il posto non sembra molto interessante ed invece quando ripasseremo di qua per il ritorno e la giornata sarà splendida ci renderemo conto che il fiordo è stupendo ed il mare di un azzurro incredibile! Quanto rimpiangiamo di non aver visto il sole alle Lofoten!

Arriviamo ad Alta che sono passate le due di pomeriggio e lo stomaco brontola… troviamo un hotel che è anche ristorante e ci fiondiamo con le gambe sotto il tavolo. Purtroppo ci stiamo rendendo conto che in piccoli centri (ma non solo) è difficile trovare posti aperti per il pranzo. A parte i fast-food e qualche hotel non c’è quasi nulla.

Dopo mangiato usciamo a cercare l’Ufficio del Turismo e poco distante lo troviamo. Il ragazzetto al banco ci aiuta, dietro pagamento di 75 Nok (8 Euro) a prenotare abbastanza rapidamente un campeggio vicino Capo Nord e poi andiamo a far spesa alla Coop che è proprio nel piazzale.

Vediamo dove riusciamo ad arrivare oggi… Il viaggio procede tranquillo fino ad una trentina di km da Russenes, luogo in cui siamo diretti perché dovrebbe esserci un campeggio piuttosto grande, quando all’improvviso Ivan sente un trotterellare di zoccoli sull’asfalto.

Nel retrovisore vediamo una renna che si sta allontanando in direzione opposta a quella in cui stiamo procedendo. Ci fermiamo e prestando attenzione, anche se non passa nessuno, facciamo un’inversione per inseguirla. Andiamo indietro per circa un chilometro, ma non la vediamo da nessuna parte.

L’unica cosa che vediamo è un poliziotto nascosto dietro un cartello con la pistola per il controllo velocità. Speriamo di non aver superato il limite, ma probabilmente eravamo di una decina di km oltre gli 80… Alla piazzola possiamo comunque ritornare di nuovo in direzione di Russenes procedendo a 30km/h per capire dove sia finita la renna.

Ad un tratto sulla sinistra dove c’è il greto di un torrente la vediamo. E’ la, maestosa con il suo palco di corna e sembra guardarci incuriosita. O forse è solo annoiata. Che spettacolo! E’ davvero emozionante vedere un animale che i cartelli indicano da 2000km! Pensavamo ormai che i segnali fossero messi lì per i turisti ed invece è proprio vero che bisogna prestare attenzione. Stazioniamo nei dintorni per una ventina di minuti e la pazienza viene premiata poiché appaiono altre due renne, probabilmente è un piccolo nucleo famigliare. Bellissimo! Riprendiamo il viaggio davvero felici dell’incontro.

Ora abbiamo sempre gli occhi attenti e le mani pronte sulla macchina fotografica. Arrivati al bivio che a destra continua sulla E6 per Lakselv e a sinistra segue sulla E69 per Russenes (e Nordkapp) giriamo a sinistra. Il campeggio purtroppo è al completo. Proseguiamo per qualche km verso nord ma non troviamo nulla. Proviamo verso sud per una ventina di km senza vedere nulla, e dopo aver tentato di capire senza fortuna se in un campeggio a circa 60km ci siano posti disponibili via telefono, rifacciamo un’inversione verso nord.

Troviamo un cartello col classico simbolo della casetta e proviamo a chiedere. I signori Leonardsen hanno qualche hytter disponibile. L’unico limite è che il bagno e la doccia sono in comune per tutti. Comunque data un’occhiata all’igiene che è più che buona decidiamo lo stesso di fermarci, il prezzo è anche conveniente (500 Nok cioè 62 Euro). La hytte non è molto grande ed in più il soggiorno non ha il lavello ed è pure stanza da letto, con i quattro letti messi contro le pareti, però per questa notte decidiamo che ci dobbiamo accontentare e ci sembra ardua trovare alternative in zona. Accendiamo (Ivan) la stufa a legna, ceniamo e poi decidiamo di andare a cercare renne!

Prendiamo l’auto e scendiamo verso Lakselv: anche qui la fortuna è dalla nostra e riusciamo a fotografare renne dal manto classico e bianco, giovani e vecchie. Insomma proprio bello! Tra l’altro, proprio davanti alla casetta e al fiordo (Olderfjorden) ecco altre renne con una scenografia di luna e acqua fantastica. In più riesco pure a fotografare una volpe! Peccato che mi sia partito il flash e la foto viene con una volpe con occhi luminosi da film dell’orrore! Andiamo a letto soddisfatti e pronti a dirigerci domani a Capo Nord.

Olderfjord Reindeer

 

Da Olderfjord a Skarsvåg e Nordkapp (con deviazione per Havøysund)

Il mattino è finalmente sereno, il cielo è terso è l’aria abbastanza calda. Oggi dobbiamo arrivare a Nordkapp ma non prima di essere andati su quella che definiamo la “strada delle renne”, cioè il tratto di strada (889) al bivio di Smørfjord che conduce ad Havøysund.

Amici di Barbara ed Ivan, abituali frequentatori della Norvegia, ci hanno consigliato questo percorso per vedere tante renne e noi ci aspettiamo mandrie che attraversino la strada e che bruchino l’erba. Innanzitutto incontriamo invece…pecore!

Sfato subito il mito delle “renne ovunque” anche se, la strada merita davvero di essere percorsa. La via è varia, c’è scarsa vegetazione e si passa dal costeggiare il mare con spiagge bianche ed acqua cristallina, ad attraversare altopiani e scendere e salire tornanti. Ogni tanto spunta il cartello di “Attenzione renne per tot km” e all’improvviso ne spunta qualcuna sulla strada o sulle rocce appena sopra di noi.

Reindeer on 889

L’altopiano invece è popolato dalle renne, in un punto se ne vedono a gruppi di sette-otto ma, rispetto a quelle viste ad Olderfjord sono inavvicinabili, stanno davvero distanti dalla strada se possono. Bisogna pensare che di solito non scappano se vi fermate e rimanete a bordo dell’auto, ma appena scendete se la danno a gambe.

La strada scivola via bene, questa lingua bianca d’asfalto nel rosso e giallo e verde dell’erba è davvero incredibile. Traffico inesistente e bellissimi fiordi verdi ed azzurri da fotografare. Temperatura primaverile, 22-23 gradi! Un paradiso!

Fiordo sulla 889

Un’ora e mezza dopo si arriva ad Havøysund preannunciata da pale eoliche sulla collina che sovrasta il villaggio di pescatori. Qui volendo si può prendere il traghetto per Nordkapp se si vuole evitare il tunnel sotto il mare. Il paesello è abitato da numerose famiglie con tantissimi bambini. Ci sono scorci da cartolina e non molto in termini turistici, qui vige la pace e la tranquillità di un luogo non molto frequentato.Ed infatti l’unico posto aperto per mangiare è un hotel.

Havøysund

Dopo pranzo, ritorniamo verso Russenes per poi risalire verso Capo Nord. Strada delle renne o meno anche questo tratto è pieno di questi ruminanti! E’ facile vederne in mezzo alla carreggiata, ai lati e impassibili se un pullman si para davanti al loro muso.

C’è una galleria che è nota per essere su tutti i depliant ed è esattamente così che si presenta anche ai nostri occhi: all’imbocco ci sono 4 renne ferme come dei duellanti ad aspettarci al varco mentre su uno spiazzo a lato ce ne sono almeno un’altra ventina! Pazzesco!
Ormai si vedono renne ovunque per cui ad un certo punto sembrano normali come le cascate più a sud ed infatti molti automobilisti sono un po’ stufi dei turisti che si fermano ad ammirare e a fotografare questi simpatici cornuti.

Il sole ci sta accompagnando per tutto il viaggio e siamo proprio felici: questa sera, pur non potendo vedere il sole di mezzanotte poiché avanti nella stagione, vedremo un bello spettacolo a Capo Nord.

Proseguendo su questa strada costiera arriviamo finalmente all’imbocco del tunnel per l’isola Magerøya che ospita Nordkapp. Il costo del tunnel per persona (calcolato dividendo auto e quattro viaggiatori) è di 286 Nok (36 Euro) da pagare poi anche al ritorno come pedaggio. Il tunnel è lungo circa 6,8 Km e scende fino a 212 metri sotto il livello del mare.

Usciti dalla parte opposta le colline iniziano a coprirsi di nuvole. Eh no, cavolo! Proseguiamo vedendo ancora renne… Arriviamo ad Honningsvåg dove facciamo gasolio e poi saliamo verso Skarsvåg dove abbiamo prenotato il campeggio da Alta. Man mano che procediamo ci rendiamo conto di entrare in un mondo bianco: le nuvole sono basse e sembra di essere nella nebbia della pianura padana.

Arrivati al “Nordkapp Camping” di Skarsvåg (che non è quello vicino ad Honningsvåg con lo stesso nome) prendiamo le chiavi della nostra casetta e chiediamo alla ragazza della reception se è sempre così o poi esce il sole. Lei solleva le spalle e poi ci dice che il tempo qui cambia molto rapidamente, forse alle 20, chissà.

La hytte non è molto grande ma è moderna e pulita. C’è una bella doccia, una sola stanza da letto e un divano-letto in soggiorno. Al tavolo ci sono solo 3 sedie per cui andiamo a chiedere la quarta. Indubbiamente la stanza sarebbe più adatta a due/tre persone ma dal punto di vista dell’igiene va benissimo. Mentre si prepara la cena salgo sulla collina alle spalle del campeggio in un’atmosfera lunare: non si vede a più di venti metri e mi aspetto magari d’incontrare una renna! Le intravedo al di là della strada ma non abbastanza vicino.

Sulla cima ci sono le solite pile di sassi lasciate a ricordo del passaggio. Decido di fare anch’io la mia piccola Stonehenge e poi scendo per la cena sperando di non incontrare trolls. Qui gli hobbit ci starebbero perfettamente! Dopo aver cenato ad ottimo merluzzo e sashimi valutiamo se salire a Nordkapp o meno. C’è una nebbia esagerata per cui non sappiamo se ne vale la pena.

Rileggendo la Lonely Planet crediamo d’aver capito che, comunque, l’ingresso a Nordkapp (195 Nok a testa pari a circa 24 Euro) è valido per 48 ore per cui possiamo comunque entrare, uscire e ritornare anche domani. Prendiamo la Toyota e saliamo su per una serie di tornanti nel nulla più assoluto. Ad un certo punto la strada si fa dritta e inizia a svanire la nube che ci circonda. Finalmente riusciamo a dare un’occhiata intorno a noi e… che spettacolo!

Nordkapp è su un promontorio a circa 300 metri sull’acqua e quindi più in alto del campeggio (che è quasi al livello del mare), per cui la strada che sale verso Nordkapp è una lingua nera che divide in due una roccia sui cui due lati si vede il mare ricoperto da uno strato di nuvole bianche che sembrano di ovatta.
Dalla parte del tramonto poi il mischiarsi del rosso con il bianco delle nuvole, il grigio-nero delle pietre e l’azzurro del mare è davvero da lasciare senza fiato! Sembra di essere giunti alla fine del mondo, dove oltre non c’è più nulla.

Il cartello “Nordkapp” pieno di adesivi preannuncia l’ingresso. Giunti al “casello”, molto meno poeticamente paghiamo e abbiamo conferma della durata del biglietto. Entriamo e parcheggiamo infilandoci tra le molte auto, moto e camper che qui possono restare a pernottare. Ci sono anche dei “coraggiosi” in tenda!

Ivan è venuto in tuta (almeno si è ricordato il cappello) mentre noi abbiamo messo felpa e giaccone con cappello di lana e guanti! Scendiamo col termometro che segna 11 gradi ma il vento è da paura! Fortissimo e gelato! Le mani impegnate a fare foto dopo cinque minuti fanno male.

Andiamo verso sinistra per vedere la scogliera dall’alto e rimirare il mare (il poco che si vede), le coste frastagliate con manti di nubi che corrono veloci trasportate dal vento e sulla destra il noto globo di ferro che segna i 71° 10′ 21” di Capo Nord.

Nordkapp Cape
Nordkapp Sunset
A Nordkapp 4 tipi

Più a destra c’è anche il centro turistico con i souvenir, il cinema e il museo tailandese. Aspettiamo il nostro turno per immortalarci a vicenda sotto il mappamondo e penso che potrei farmi pagare visto che ben in cinque turisti mi chiedono di fargli la foto con la loro macchina! Scattiamo una valanga di foto anche se il disco solare non si fa vedere! Il tramonto e successiva alba sono definite dal chiarore rossastro all’orizzonte, ma è uno spettacolo comunque.

Andiamo all’interno per scaldarci un po’: il posto è ben sfruttato. Ammetto che abbiamo comprato (si, abbiamo ceduto) qualche sciocchezza, è palesemente turistico, ma che ci vuoi fare? Usciamo nuovamente e rimaniamo fino alle 2. E’ chiaro come fossero le 6 di una nostra alba e pare strano ed affascinante essere qui ad osservare un orizzonte che a nord ha solo il Polo Nord (va beh anche le isole Svalbard, se vogliamo). Bello. Onestamente il posto in sé non ha nulla di particolare, è “il dove” che fa la differenza di questo tramonto e di quest’alba. Andiamo a nanna soddisfatti anche quest’oggi.

 

Da Nordkapp a Karalask (Lakselv)

Oggi ci alziamo tardi. Carichiamo la macchina e torniamo a dare un’ultima occhiata a Capo Nord. Purtroppo il clima non ci aiuta. Oggi è tutto nebbioso! Fa niente: facciamo un giro nel centro turistico per vedere un quarto d’ora di proiezione di come è Nordkapp durante le quattro stagioni, scendere in un corridoio dove ci sono una cappella con musica new-age, dei vetri con dei plastici che rappresentano vari momenti nella storia di Capo Nord e un piccolo museo tailandese (qui nel 1907 arrivò il re della Thailandia allora Siam). In fondo al corridoio c’è pure un bar che sbuca sul promontorio nella roccia scavata (forse questo lo potevano evitare).

Riprendiamo il viaggio, vogliamo scendere verso sud per passare nella Lapponia norvegese dirigendoci a Karasjok, poi a Kautokeino e risalire verso Alta per poi ridiscendere sulla E6 ed arrivare a Tromsø dove abbiamo l’aereo per casa.
Oggi il viaggio è un po’ triste: in fondo abbiamo visto ciò che ci aspettavamo e non abbiamo più grandi stimoli.

Speriamo di vedere almeno un po’ della cultura sami (lappone) con le sue tende di pelle ed i costumi tradizionali colorati di blu e rosso. Il tempo peggiora velocemente ed inizia a piovere forte. Proviamo ad arrivare a Stabbursnes dove ci dovrebbe essere un campeggio grande e ben attrezzato ma, purtroppo è completo. Il ragazzo però è gentilissimo e ci trova un posto in un campeggio qualche km a sud di Lakselv a 15 minuti da dove ci troviamo adesso.

Ci dice che troveremo la chiave nella cassetta della posta alla reception visto che al momento dell’arrivo non ci sarà nessuno ad aspettarci! Ci fermiamo sotto un diluvio a rifornire e poi con la pioggia che dà un po’ di tregua raggiungiamo il “Karalask Camping”. Facciamo un po’ fatica a capire dove sia la nostra casetta (n. 1) poi giriamo dietro, risaliamo una stradina e vediamo una casetta con un “panzone” in mutande che ci guarda come fossimo arrivati da Marte.

Ivan scende a piedi e dice “ok”. Scarichiamo i bagagli, mentre “il guardone” sta lì in slip e ciccia a rotoli a vedere cosa facciamo. Va beh, “chi se ne frega”.

Il posto non è dei migliori onestamente: la casetta è piccola, il tavolo è basso (ci si deve sedere sul divano) e il bagno è a destra del corridoio mentre la doccia e a sinistra… A parte questo visto il prezzo ci può stare di fermarsi una notte, anche se poi risulterà che il frigo fa casino e si schiatta dal caldo, in più Ivan russa! Ed il bello è che i tappi li mette lui… Unica nota positiva: qui si frantumano i ricci di mare di Ivan! Eh eh he. Magra consolazione.

 

Da Karalask a Burfjord

Oggi scendiamo verso Karasjok, la “capitale” dei sami norvegesi. La strada è abbastanza banale rispetto a ciò che abbiamo visto fin ora: certo non è la A4 ma non ha picchi di eccellenza. Qualche fiume, boschi ma niente di caratteristico e soprattutto non si vedono lapponi! Nemmeno, per assurdo , qualche finto lappone per turisti!

A Karasjok andiamo a vedere il Sapmi (Sami) Park, ma in realtà entriamo solo a vedere cosa vendono, siamo abbastanza delusi… Ci fermiamo a mangiare nell’unico posto che (stranamente) apre a mezzogiorno e la tipa al banco non sa molto bene l’inglese: le chiedo di tradurmi i piatti che leggo sul menu e dopo il primo “Meat” (carne) il resto è sempre tutto “Meat”. Questo l’avevamo capito, ma sapere che tipo di carne sia è impossibile: pollo, balena o agnello? Boh.

Ripartiamo con 12 gradi, pioggia e vento. Il pomeriggio si trascina stancamente. Ripassiamo da Alta e andiamo a fare la spesa alla Coop dell’andata. Il cielo si apre un po’. Abbiamo anche il tempo di fermarci davanti al cartello di Alta per un improbabile siparietto alla Chiabotto: Aaaalta? Bella? Bevo Rocchetta e sono in forma! Io tifo Napoli, tiè! (lo so è una scemenza, ma non la spiego).

Scendendo verso sud il sole si fa più persistente ed il mare acquista colori davvero da mare tropicale: ho una foto con un cielo blu, mare verde, casetta rossa che sembra finta. Tutto bellissimo (ne abuso ma è il modo migliore per descrivere la Norvegia). Ripartiamo ancora una volta alla ricerca del pernottamento.

Burfjord

Troviamo un campeggio ma il proprietario ci dice che senza prenotazione non ci sono posti. Però ci consiglia di proseguire e ci dà un nome: Persen a Burfjord. Grazie, molto gentile, al solito, aggiungerei.

Sulla strada effettivamente spunta il cartello “Persen hytter”. Scendiamo e subito la signora ci fa un enorme sorriso. Ci dice che hytte con bagno non ne ha disponibili al momento ma ci mostra una con, lo dice in italiano, “acqua corrente” e “doccia” in comune. A noi, dopo l’esperienza appena passata, non va molto l’idea di un’altra notte “disagiata”.

Quindi un po’ imbarazzati perché non sappiamo come sganciarci, cerchiamo di dire “no, thank you…” ma lei insiste e poi nel mezzo del discorso dice due cose “strane”: indicandoci di seguirla parla di “hus”, “amici”, “friends’ house”. Ci guardiamo e penso di aver capito che ha una casa! “Hus” assomiglia molto a “house”…

Effettivamente ci conduce ad una casa spiegando che “è la casa degli amici” al che noi ci chiediamo se per caso non ci voglia affittare la casa dei suoi vicini mentre sono fuori al lavoro! Eh eh eh.
Per farla breve gli “amici” sono gruppi di italiani che fanno parte di polisportive che ritornano ogni anno per battute di pesca. Il marito della signora ha un peschereccio con cui accompagna i turisti a pescare salmoni e trote.

Ci dice il prezzo e noi rimaniamo impietriti: abbiamo capito male. No, conferma: 500 Nok (62 Euro)! 62 Euro per una casa con ingresso, bagno, doccia, cucina, soggiorno, 3 stanze da letto, veranda e vista sul fiordo!
Ovviamente accettiamo e paghiamo subito senza ripensamenti!
Appena la signora esce ci uniamo a mò di giocatori di rugby e ci mettiamo a ballare: non ci pare vero! E’ assurdo pensare che ieri eravamo in un mini-monolocale spendendo di più!

Nella casa troviamo anche gagliardetti di Varedo e Lentate sul Seveso, i famosi amici pescatori dall’Italia a cui si riferiva la signora Persen.
Preso da crisi di astinenza frugo alla ricerca di caffè: se qui vengono spesso italiani una moka e del caffè, li trovo, mi dico. Infatti il caffè lo trovo ma, purtroppo di caffettiere nada…
Mi accontento di sniffare caffè dal barattolo!

Lascio nel guestbook il ricordo della nostra esperienza e metto l’indirizzo del blog, così quasi per scherzo, e poi me ne dimentico. Mi ha fatto un enorme piacere leggere che anche Luca e i suoi amici motociclisti di Como siamo stati nello stesso posto. Quando sei lì ti senti un po’ unico e speciale e gli altri turisti di cui leggi le avventure, i ricordi e le sensazioni ti sembrano entità astratte, quasi irreali, invece esistono esattamente come te ma in un tempo leggermente differente…troppo “Ai confini della realtà”? Va beh, fa niente.

Metterei il link alla Persen Hytter ma non trovo il sito su Internet, mi spiace.

 

Da Burfjord a Tromsø e ritorno in Italia

Oggi è l’ultimo giorno di viaggio, il gps ci dice che in tre ore siamo a Tromsø per cui ce la prendiamo comoda. Abbiamo intenzione di arrivare presto e fare un giro per la città. Stranamente splende il sole. La strada la conosciamo avendola percorsa verso nord però stavolta, forse perché è mattina, è frequentata dalle nostre amiche renne. Non pensavamo di trovarle anche qui, all’andata erano molto più a nord.

Ad un certo punto il gps consiglia di svoltare a destra, ma ciò significa prendere un traghetto, ed un altro successivamente, non previsti. Decidiamo di proseguire sulla strada ma viene ricalcolato il percorso che si allunga di un’ora e mezza. Anche quest’oggi mi sa che ci tocca mangiare dopo le 14. Infatti continuiamo a proseguire ma non troviamo posti dove mangiare. Alla fine ci salva ancora una volta un hotel.

Verso le 16 arriviamo a Tromsø e programmiamo il gps per portarci ad un campeggio vicino la città. Il posto ci sarebbe e la hytte è anche spaziosa e moderna ma il costo ci pare eccessivo. Decidiamo di spostarci dove il gps indica altri campeggi e dopo aver visto una bella hytte, ma anche questa cara, puntiamo al “Skittenelv Camping”, a circa 17 km ad est di Tromsø.

Il campeggio è piuttosto grande, la hytte bella e pulita, ha una cucina un po’ piccola, ma il fatto che obblighino ad entrare scalzi fa presupporre che sia davvero ben tenuta. Visto che il cielo è bello e qui ovviamente tarda a tramontare decidiamo di fare un giro a Tromsø prima di cena.

Iniziamo dalla cattedrale artica costruita nel 1956. Bella ma nulla a che vedere con le nostre chiese. Passiamo sul ponte che porta in città e parcheggiamo non lontano dal porto. La città non è molto grande e onestamente non dice molto. In giro ci sono soltanto gruppetti di turisti e le strade sono piuttosto morte. E’ un peccato pensare che questa giornata di sole ce la stiamo godendo qui e non alle Lofoten, ad esempio.

Cattedrale artica di Tromso

Ritorniamo in campeggio per la pappa. Anche questa volta cucinando melanzane fritte riusciamo a lasciare il nostro segno indelebile d’italiani… Andiamo a nanna presto poiché domattina dobbiamo essere in aeroporto per le 8: l’aereo parte alle 10 e dobbiamo restituire la Toyota alla Hertz.

Alle 6.30 del 12 Agosto siamo in piedi. Raccogliamo il poco lasciato in giro e chiudiamo le valigie. Lasciata la macchina nel parcheggio dell’aeroporto e riconsegnate le chiavi (non ci spieghiamo il costo in più visto che non c’è nessuno, lasciamo le chiavi in una cassetta apposita) andiamo al check-in dove non c’è nessuno in coda. Tra l’altro il gentilissimo steward ci aiuta con il check-in automatico e dopo 5 minuti siamo pronti per partire.

Il volo per Oslo parte puntuale ed atterra in perfetto orario. Ad Oslo riesco pure a comprare una t-shirt con la bandierina della Norvegia che sto cercando dall’inizio della vacanza. Alle 15 si lascia la Norvegia per fare ritorno alla Malpensa. Fine dei giochi. Un viaggio indimenticabile. Posti e gente meravigliosi. Vale la pena tornare anche in inverno per vedere l’aurora boreale, chissà…

 

Consigli (in base alle nostre esperienze)

Periodo: In estate sarebbero meglio Giugno/Luglio (oltre che vedere il sole a mezzanotte – da Maggio a fine Luglio – i campeggi sono tutti aperti, a metà agosto molti chiudono). Probabilmente poi il clima è più mite e (forse) più soleggiato rispetto ad Agosto. A svantaggio gioca il fatto che è periodo d’alta stagione e immagino sia più difficile trovare disponibilità per dormire sempre rispetto ad Agosto.

Vestiti: a strati: maglietta, felpa, k-way, giaccone, cappello di lana e guanti. Nelle giornate il tempo cambia rapidamente come un po’ da noi in montagna. Si può passare dalla pioggia battente al sole cocente e al vento gelido. Il costume da bagno a noi non è mai servito però ci sono delle saune…

Clima: si passa da zone in cui ci sono 5 gradi ai 25 (anche a Nord). Il vento (specie sui traghetti, alle Lofoten/Vesteralen e NordKapp) è freddo. L’estate assomiglia ad una nostra tarda primavera in montagna, ed è altrettanto variabile.

Pernottamenti: Noi abbiamo scelto i campeggi con i bungalow (hytter). Di hotel ce ne sono ma non moltissimi e sicuramente non proprio a buon mercato. I campeggi hanno di solito un minimarket (i più moderni ed attrezzati), docce e bagni comuni. Le hytter esistono con o senza servizi e per 2/4/5/6/8 persone. Di solito garantiscono elettricità e servizi per i camper.
Il mio consiglio è girare e chiedere, si trova di tutto e spesso l’offerta è più che buona. Tra l’altro abbiamo sempre trovato grande disponibilità nell’aiutarci a trovare alternative quando il posto era al completo.

Cibo: Tutti dicono che è caro ma più o meno con l’entrata dell’euro non c’è grande differenza con l’Italia. Evitare bevande (anche l’acqua è cara – da prendere in caraffa).
Non è particolarmente varia la cucina: a mezzogiorno spesso si mangia tipo fast-food ad hamburger e patatine o pollo o qualche zuppa di cavoli, mentre si possono trovare anche cibi come la carne di balena o di renna e ovviamente zuppe di pesce a base di salmone e merluzzo, volendo. Il prezzo medio per queste portate è 150-200Nok, cioè 18-25 Euro
Non è sempre facile trovare da mangiare a pranzo e l’orario di apertura è di solito dopo le 13.
E’ buona norma pagare prima della consumazione.

Auto: Con il Noleggio occorre solo la patente B per le auto, carta di credito valida per pagare con unico intestatario (no cash).
Attenzione ai limiti di velocità (80Km/h su strade extraurbane se non dichiarato diversamente, 60/50/30 nei centri abitati). Molti autovelox. Rispettate e guidate tranquilli.
Tra l’altro non vale la pena andare lanciati perché si perde il bello di questi posti. Qui è d’obbligo dimenticarsi della frenesia tipica delle nostre città. I percorsi valutati via internet sono comunque percorribili in realtà in tempi più lunghi dell’ipotizzato. Aggiungete sempre 1 o 2 ore in più a quello che calcolano Google Maps o ViaMichelin (soste, foto, film, deviazioni ecc..).

Valuta: Al tasso attuale 1 € corrisponde circa a 7,95 Nok (Corone Norvegesi). Le banconote sono da 10,20,50,100,200 e 500 Corone. Le monete (centesimi) da 50 ore (mezza corona). L’euro nei grandi centri a volte viene accettato ma meglio avere valuta locale con sè.

Traghetti: Poiché ve ne sono molti e di tratte con tempi differenti vi conviene farvi mandare dal consolato di Norvegia l’ottima guida con gli orari. La puntualità è assicurata e su tragitti medio-corti i tempi d’attesa per l’imbarco sono inferiori alla mezzora. Anche il costo è variabile, diciamo che con auto e 4 passeggeri la media per tragitto di 30 minuti è di circa 15-18 Euro (totali).

Lingua: Tantissimi parlano bene l’inglese che per l’essenziale è necessario. A volte i menu (meny) sono solo in norvegese. Rischiate! Vi piacerà. Chiedere non costa nulla e i norvegesi sono sempre molto cordiali e disponibili nell’aiutare a comprendere.

Caffè: Quello norvegese non c’entra nulla col nostro (è imbevibile, secondo me). Per cui se siete assuefatti portatevi la moka. Nei super il caffè viene venduto senza problemi.

Per guide, mappe, depliant, brochure ecc… vi consiglio il sito ufficiale: www.visitnorway.com (link più sotto) .
Per chi è vicino a Milano, il Consolato è in via Puccini 5 tel: 02867851. Qui vi danno molti depliant, cartine, guida dei traghetti, per i campeggi…
Vi consiglio anche la Lonely Planet che offre molti spunti ed itinerari, nonché di leggere su internet il più possibile valutando tempo e denaro a vostra disposizione.

Sanità: Per chi ha la tessera regionale dei servizi (se sul retro c’è la scritta TEAM) basta questa. Altrimenti occorre il certificato E111.

Voli: Low cost per Oslo (Sandefjord Torp, a circa 100km a sud di Oslo) – Ryan Air.
Il Bagaglio è al massimo di 15kg. Sono tassativi quindi organizzatevi di conseguenza.
Bagaglio a mano max 10kg, la macchina fotografica se ha obiettivi ecc è da mettere nel bagaglio a mano altrimenti rischiate di dover pagare un extra-fee (8 Euro per ogni kg).
La SaS invece permette bagagli fino a 20Kg (almeno dalla Norvegia verso l’Italia)

Benzina: E’ più cara dell’Italia. Il diesel pure. 1lt di gasolio è intorno alle 10.5 Nok (1,32 €/l). Ci sono molti distributori su tutto il territorio ma conviene fare il pieno appena possibile.

In generale: I norvegesi sono rigorosi ma aperti. Non sono freddi come ci si possa aspettare da un popolo nordico. Gentili, cordiali e civilissimi. Di conseguenza per noi che viviamo in un mondo frenetico ed individualista, questa gente è una boccata d’aria fresca. Rispettate il loro modo di essere (si alzano tardi ad esempio). Sono rispettosi della vostra privacy, ma in caso di necessità o anche per curiosità sono altruisti e simpatici. Non si fanno gli affari vostri, e di conseguenza essere troppo “italiani” potrebbe dar fastidio, perciò un profilo educato e basso è consigliabile rispetto alla nostra tipica esuberanza “caciarona”. Anche in auto non occorre fare i furbi (non c’è nessuno con cui prendersela per una precedenza non rispettata, a parte le renne).

Per concludere: un viaggio faticoso ma che dà tanto, non costa pochissimo ma non è neanche così tanto costoso come spesso si sente dire. La Norvegia è una nazione che ha tanto da offrire e lo fà davvero bene. Da rivedere!

Il nostro viaggio attraverso la Norvegia

Spero di fare cosa gradita aggiungendo anche un file pdf con la nostra tabella di marcia, i campeggi con foto (ove c’è), prezzi e giudizio. Il file è piuttosto pesante (oltre 2Mb).
Norvegia in 15gg e 5000km (Pdf) 2Mb”

Norvegia

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Link esterni:
Visit Norway
Hurtigruten – Traghetti [Inglese]

6 pensiero su “Norvegia”
  1. […] Ho messo nel file una recensione dei campeggi in cui siamo stati con il nostro giudizio e se disponibile la foto e ove possibile il link al sito web. Il file è piuttosto pesante (oltre 2 Mb) per cui vi conviene salvarlo sul vostro computer usando il tasto destro sul link apposito e scegliendo “Salva oggetto con nome…” e poi aprirlo. Spero che possa essere utile per chi ha in previsione un viaggio tra i fiordi! Ecco il link : Norvegia […]

  2. […] 20 Agosto, 2007 di Jfk Due settimane al fresco in mezzo al verde ed ai fiordi! Spettacolare davvero! Per il resoconto ora devo fare il mio solito lavoro di scelta delle foto per il blog (dalle 1000 e passa ne ho tenuto poco più della metà)… Ne scegliero una dozzina… e poi partirò a scrivere finchè la memoria tiene. [UPDATE: Ecco pubblicato il diario di Viaggio sulla Norvegia] […]

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