U.S.A. [2002]
Gli States sono un paese protestante che ospita comunque tutte le maggiori religioni del pianeta. La lingua principale è l’inglese (americano) ma si parla, ad esempio in Florida, anche lo spagnolo. La moneta ufficiale è il Dollaro (U$). Il clima estivo è molto vario a seconda delle zone (NYC è afosa, mentre il Texas è torrido). Artigianato (soprattutto turistico) e tecnologia ( ma ormai ac osti simili ai nostri )…Ottimi i prezzi di vestiti negli outlet del Texas (NYC è invece molto cara).
New York (City) Una città (ancora) da mordere…
Agosto 2002. New York, finalmente! Erano anni che volevo venirci… (o andarci a seconda del punto di vista). Dopo i fatti dell’11 Settembre ero un po’ spaventato di trovarmi di fronte una città svuotata o scalfita nella sua notoria chiassosità, invece la Grande Mela è ancora polposa e vitale, nonché affollata di turisti provenienti da ogni parte del mondo. L’arrivo a NYC è davvero suggestivo (almeno per me!). In taxi dal Jfk Airport attraversando il Queens Tunnel e poi vedendo il profilo dello skyline di Manhattan si rimane affascinati da questo panorama finora visto solo attraverso il cinema o la tv.
Il tassista, un uomo di colore sulla cinquantina, parla come Shaggy (quello di Boombastic, tanto per intenderci) e sono quindi costretto a consegnarli un foglietto con l’indirizzo del mio albergo (il primo approccio con l’americano parlato è davvero tremendo!)… Passata la 34a strada e poi a destra fino alla 38a, si giunge nella Madison Avenue dove trovo riposo presso il Jolly Madison Towers. Esplicate le formalità d’accettazione e una velocissima rinfrescata (sono le 16.00) scendo subito a “sverginare” la macchina fotografica per le strade “calde” di NYC.
La prima foto di rito (causa “logistica”) è per l’Empire State Building, proprio qui a due passi sulla Fifth Avenue. Decido di salire per fotografare New York dall’alto. L’impatto con il mondo visto da ottantasei piani d’altezza è davvero notevole, riconosco il Chrysler Building (il mio preferito), i ponti a cui non so dare i nomi, il Palazzo di Vetro dell’Onu, il Flatiron, Macy*s e ovviamente sullo sfondo, oltre la foschia, la celeberrima Statua della Libertà. Si nota anche il punto dove una volta si ergevano le Twin Towers al World Trade Center… Sceso dopo aver scattato l’impossibile(!) torno in albergo per farmi consigliare un locale per mangiare una bella bisteccona (steak – si legge come great). Il concierge mi rifila un post-it con un nome “Smith e Willensky” – 49astrada…okay.
In realtà poi finisco a mangiare un filetto al bar di un locale ultra-affolato da ebrei (il posto ideale per un attentato, immagino!) e dove subito mi riconoscono come italiano quando evito di usare le varie ketchup, senape e salse varie arrivate con il piatto! Una foto al crepuscolo per il Chrysler Building (è quello in acciaio cromato) non me la toglie nessuno! Sono le 23.00 e voglio vedermi il Late Show direttamente dalla città in cui lo fanno, ma, esausto, crollo sul letto.
Grazie al fuso orario, alle 6 del mattino successivo all’arrivo, sono già in piedi ma devo comunque aspettare che apra il locale per la colazione (non voglio mancare il primo appuntamento con uova e pancetta!). New York offre al turista molto da vedere, visitare e da comprare e sicuramente non moltissimo dal punto di vista dell’attenzione umana… Come primo giro mi dirigo in direzione sud sulla 5a fino all’incrocio con la Broadway all’altezza della 23a e del Madison Park.
Qui c’è il famoso Flatiron Building, la riproduzione del campanile di S.Marco a Venezia (dicono) e non lontano (intorno alla 31a) il Madison Square Garden. Il Madison Park è un ottimo posto dove fermarsi a mangiare i classici hot-dogs alla senape e ketchup… Manhattan (il Midtown) ha il vantaggio di racchiudere in un’area comunque abbastanza circoscritta un bel po’ di cosine interessanti.
Sulla 34a c’è Macy*s (si autodefiniscono il più grande store del mondo), la Fifth Avenue accoglie la maggior parte dei negozi di firma più i vari Empire State Building, la Trump Tower, il Central Park, il Metropolitan Museum e la Biblioteca Pubblica di New York (nonchè Sachs, Tower Records, Rockfeller Center, S.Patrick Cathedral e le librerie della catena Barnes & Noble…).
Macy*s è un po’ una delusione, in fondo è un grande magazzino (9 piani) d’abbigliamento e accessori per la casa… Molto belli invece il Metropolitan e la Biblioteca, da vedere assolutamente, come un negozio di Barnes e Noble!). Il Rockfeller Center (famoso per la pista di pattinaggio e l’alberone di Natale, è molto fotogenico ma a parte l’NBC Store – luogo di culto per i fans di Friends o Seinfield – lascia ben poco dal lato anche puramente emotivo…se non fosse per la memoria che scatta a ricordare i film girati sul posto…ma questo vale per tutta New York!). Dentro la Trump Tower c’è la famosa catena Tower Records e il Central Park, beh…è assolutamente da vedere per scoprire “un’oasi” enorme di verde tra tonnellate di cemento! Bella la 42a strada che dalla 5a porta a Est verso la Grand Central Station e a Ovest verso Broadway e il Theather District.
Dopo aver mangiato ogni giorno a pranzo hot-dogs e a cena filetti, bisteccone e t-bone (sempre accompagnate da onion rings – cipolle, french fries – patatine e varie salse e salsine – dress) ho dovuto imparare a dire che volevo SOLO la bistecca senza tutto il resto… Per la cronaca basta ordinare dicendo che “il resto” lo si vuole “Outside” (e la cottura al sangue è “Rare”), mentre ci vuole un po’ di pratica per districarsi tra conto (check) e mancia (tip).
Dopo la visita alla Grand Central Station sulla 42a vicino a Park Avenue e alla Lexington (nonchè al mio palazzo preferito, il Chrysler, famoso per la cuspide in acciao cromato) non posso evitare di fare un salto alla Statua… La metropolitana di NYC è davvero un casino! Alle informazioni mi dicono di prendere la linea 4 e di cambiare a Fulton: ok.
Il problema è che il 4 passerà pure da Fulton ma non ci si ferma!!! Così quando vedo il vagone fermarsi (era ora) al Brooklin Bridge, scendo… Un giretto sul ponte (molto lungo, non pensavo! almeno 10 minuti per arrivare quasi a metà) e poi a piedi scendendo da Park Row, seguendo la Broadway, costeggiando Ground Zero (nulla da vedere, solo una cinta di un cantiere) e la chiesa in Liberty Plaza arrivo casualmente davanti al Toro di Wall Street…
In Battery Park fotografo anche una scultura semi distrutta (la Sfera). Scoprirò poi che si trovava sotto le Twin Towers… Da qui si giunge ai traghetti che fanno spola tra la Statua, Ellis Island e New York. Dopo aver pagato il ticket (10$) ed essermi fatto perquisire per l’ennesima volta (facendo pure inca**are la tipa al metal-detector perchè non capivo cosa volesse dire con “stiff”…(rigido)) inizio a scattare foto a raffica della Signora in Verde. Proprio bella, non c’è che dire… Mi aspettano ancora Broadway, Times Square, il teatro del Late Show (Ed Sullivan Theather), il Moma e un po’ di sano shopping!
Broadway è sicuramente la parte che ho amato e preferito di New York. Colorata, caotica e viva. Un sacco di posti da vedere, da riempire davvero gli occhi! Teatri, cinema, negozi, insegne, taxi e tipi strani…
Arrivando dalla 5a e tagliando poi sulla 42a (non potete sbagliare, c’è un tizio con un cartello di McDonald’s fermo lì tutto il giorno…ma non farebbero prima a piantare un bel cartellone?) si arriva passando per la 6a e la 7a, a Times Square e a Broadway… In realtà la prima volta che ci sono stato ci sono arrivato dalla 53a poichè lì si trova l’Ed Sullivan Theather (sede del celeberrimo Late Show with David Letterman, un mio mito!).
Approfitto anche del fatto che ci dovrei trovare il Moma (Museum of Modern Arts) che invece è spostato fino al 2005 nel Queens… Mi consolo col negozietto del Moma (proprio di fronte) dove compro un bel orologio “artistico” e altre cose proprio carine! Di fianco all’E.S. Theather c’è il negozietto (proprio un buco, eh) della CBS dove compro la tazza (mug) del Late Show, ok…
In Times Square (luogo indescrivibile, assicuro) c’è di tutto: musica, traffico, luci, insegne e…un’atmosfera particolare! Gli americani fanno sempre le cose in grande: dentro il negozio di Toys ‘R Us c’è addirittura una ruota panoramica!). A Broadway son riuscito pure a vedere il nuovo film di Mel Gibson (“Signs”) al primo sabato d’uscita!
I teatri sono super affollati e la lotta per i tickets davvero tremenda! Un giro di sera per Times Square è davvero incredibile, qui consumano Kw di energia per illuminare tutta la piazza!
In zona poi ci sono anche altre particolarità (il Radio City Hall dove spesso ospitano gli MTV Video Awards), il Museo delle cere e un mucchio di negozi che vendono gadgets legati al mondo del teatro (statuette di cantanti e/o attori, calendari, magliette, adesivi, targhe, spartiti, posters e copie dei premi Oscar o anche memorabilia autentiche tipo copertine di dischi dei Beatles o di Elvis e le scarpe dei Rolling Stones…)
New York è proprio questo: venderti (a caro prezzo!) i sogni. E’ impossibile aggirarsi per le vie, i parchi e non pensare ai film (“Il Maratoneta”, “Spiderman”, “C’è posta per te” o “Friends”, “NYPD”, “Saranno Famosi” e “Seinfeld”), agli attori (De Niro, Woody Allen) e a quello che New York rappresenta. Lac ittà è davvero come me la immaginavo e mi ha soddisfatto in pieno, anche se la gente mi ha un po’ deluso, ma ne parlo meglio qui sotto, quando farò i paragoni con Dallas ed il Texas (la Vera America!)
Dallas, TX
Da New York volo a Dallas e all’aeroporto mi viene a prendere Giacomo, che insieme a sua moglie Mari e alla piccola (ma lei dice di essere grande!) Giada mi ospiteranno per i prossimi dieci giorni nella città resa famosa dallo sceneggiato con J.R. e Bobby Ewing… Subito Giacomo mi avvisa che farà molto caldo e che ci sarà poco da vedere: shopping, cibo e far niente sono le specialità del luogo stando al mio amico”americano”.
Giacomo e famiglia vivono alla periferia nord di Dallas (Richardson)in un residence servito con piscine, campo da tennis, palestra, sala video e lavanderie… Dico subito che Giacomo, Mari e Giada mi hanno fatto passare davvero una bella vacanza perchè, pur considerando le esigue “attività ricreative” di questa zona del Texas, si sono davvero dimostrati eccezionali, gentilissimi e disponibilissimi a dedicarmi il loro tempo per farmi sentire sempre a mio agio, a farmi divertire e rilassare e ovviamente ad ospitarmi senza nulla chiedere in cambio e in più mi hanno fatto pure incontrare una ragazza favolosa! Per cui voglio aprire la pagina Texana dedicando a Giacomo, Mari e Giada un enorme e davvero sentito GRAZIE, SIETE GRANDI!
La prima cosa che si nota del Texas è l’ampiezza: intendo dire che qui è tutto amplificato in dimensioni… Le strade più “piccole” hanno 3 corsie per lato, le highway (che si chiamano pure Parkway e hanno numeri per identificarle come I635 o I75) a volte arrivano fino a 6 corsie più quelle di immissione per ogni senso di marcia! I concessionari d’auto hanno bandiere (americane) 10×30 (metri…)
Dallas ha un centro (downtown) che ospita gli unici edifici sviluppati in verticale della zona con grattacieli particolari e edifici tristemente noti come il magazzino (ora Museo) da dove partì il colpo che uccise John Fitzgerald Kennedy. C’è poi una serie di luoghi dedicati allo shopping (in città c’è la Galleria, una mall ispirata per concezione architettonica alla Galleria Vittorio Emanuele di Milano), outlet e ipermercati enormi (alcuni aperti 24/7 cioè “sempre”) e fontane, una metropolitana esterna nuovissima nonchè molte aiuole curatissime sempreverdi.
Voglio sfatare il luogo comune che il Texas sia tutto desertico: forse in altre zone lo è, ma qui vi assicuro che pare di aggirarsi per l’Inghilterra per la quantità di prati tenuti tagliati e curati in maniera maniacale! Ci sono anche campi da golf pubblici… Qui non ci sono rotonde: avendo a disposizione il territorio si tende a fare un ponte, con sopra un ponte e sopra un altro ponte… Anche le automobili sono differenti dalle nostre: qui vanno molto le Ford in generale, van, pick-up truck (con gente seduta spesso nel cassone) e macchinone alla Starsky & Hutch (di solito guidate da messicani).
La casa di Giacomo offre anche la possibilità di avere la tv con sottotitoli in inglese su quasi tutte le trasmissioni (una pacchia per me!) e un elettrodomestico che in Italia esiste ma con caratteristiche differenti e non così funzionali:l’asciugatrice! Ok, non pensavo di sperticarmi nel parlare di vacanze e ritrovarmi a raccontare le meraviglie di un elettrodomestico ma vi assicuro che se siete abituati a stirare converrete con me nell’essere stupiti di come questa macchinona possa sollevarvi dalla noiosa abitudine di mettersi in mutande con un ferro da stiro in mano per due ore di fila!
Dallas, oltre che la fama ricavata dal serial televisivo, è nota per essere sede dei Cowboys (football) e patria dei cowboys – i mandriani -(qui si svolgono rodei settimanali molto divertenti fatti per gli americani e assolutamente non turistici, per cui vale la pena sedersi con hotdog e coca-cola e godersi tori e cavalli che disarcionano cowboys e gare di carri o la cattura dei vitelli con il lazo…) Uno dei centri preposti a Dallas per i rodei è la Resistol Arena a Mesquite, un rodeo indoor dove passati i cinque minuti iniziali per abituarsi al “profumo” da stalla, si passano due ore con musica suonata da orchestra dal vivo (country e banjio in prima fila ovviamente!) a seguire le evoluzioni di questi ragazzotti che tentano di stare in sella più possibile evitando di spaccarsi qualcosa (o di venire incornati dal toro oppure calpestati dagli zoccoli dei cavalli!)
Mi hanno anche portato a mangiare sul ristorante panoramico della Reunion Tower: una torre con una sfera girevole che dà modo di vedere tutto il panorama a 360° e di farsi un’idea di tutta l’area (adesso capisco molte cose dei Simpsons!!!) A Dallas ci venivo anche per conoscere la mia amica di e-mail Azi. Azi è una ragazza di origine iraniana che vive ormai da sempre in Texas e che ha una propria scuola di lingua inglese per professionisti e famiglia… (www.englishworksinc.com)
Anche Azi è stata una sorpresa piacevolissima poichè oltre che essere davvero gentile, simpatica e disponibile col suo tempo (non è in ferie!) e oltretutto ottima compagnia con cui finalmente parlare (e capire) l’inglese, è pure bellissima! Non pubblico la foto perchè so che odia vedersi ritratta (come me) e quindi rispetto la sua privacy, ma vi assicuro che è davvero “wonderful”!!! Mi ha portato a mangiare fuori, alla Galleria, negli outlet, alla splendida Highland Plaza (o Park non ricordo…so solo che c’è una concentrazione particolare di Mercedes, Dodge e Ferrari!) e al cinema a vedere “Austin Powers”.
Tra l’altro è l’unica giocatrice di basket da automobile che riesca a far canestro ai toll (caselli) senza fermarsi e aspettare il verde! Questa non la spiego, troppo complicato! :))) Comunque adesso la adoro! Una parentesi sul modo di vedere i film (al cinema) in America… Primo : equipaggiarsi di maglioni, la AC – Aria Condizionata, è esagerata…brrrrr Secondo: non mangiare e bere prima: la Coca-Cola Small credo equivalga a 2 nostre Large e il sacchetto(!) di popcorn è grande quanto quello di 2 kg di pane! (Più uno bello strato di burro fuso sopra…) Terzo: Non meravigliarsi (e arrabbiarsi, non serve) se la gente non sta zitta un momento, continua a passare tra le file (bagno? cibo?) e fischia, applaude o urla nelle scene topiche! Siamo proprio differenti… :))))
A Dallas mi hanno colpito parecchie cose:
1) La gente è gentilissima a livelli quasi imbarazzanti. Ti saluta sempre (“Hi, “Howdy – how do you do” – “How are you going?”… a cui ho imparato che è necessario rispondere per non passare da maleducati con un “good” o un “I’m fine” e chiedere sempre “And you?” oppure augurare sempre un “you too” se ti dicono buona giornata – “have a nice day”) e ti chiede da dove vieni e pare davvero rispettarti.
2) Per le strade nessuno fa il furbo o ti toglie la precedenza (tra l’altro in autostrada ce l’hai quando entri) e si rispettano i limiti (qui le multe sono salatissime e prevedono pure processi…)
3) I bambini sono sempre tenuti in gran considerazione… In ogni mall (centri commerciali) ci sono i playground più belli e grandi che abbia mai visto: fette di torta in gommapiuma o bottiglie di ketchup per poterci saltare sopra, sotto ecc.. Nei supermercati i bambini possono provare le biciclette, i monopattini, le macchine a pedali e lasciarle dove capita…va benissimo! Nei ristoranti c’è sempre il menù per i piccoli e un foglio con i crayon (pastelli a cera) per colorare. In effetti qui si nota che la maggioranza delle famiglie è composta da genitori quasi sempre molto giovani (dai 18 ai 30 anni ma in tendenza verso il basso) con al seguito 2,3 o 4 frugoli!
C’è da dire che gli americani sono e rimangono un po’ bambinoni… Fanno di tutto per rendere ogni luogo “spettacolo” e comunque completo di colorazioni eccessive o cose che noi europei consideriamo”kitsch”…ma chi avrà ragione in fondo?
4) La dieta è soprattutto ricca di proteine: qui il menù tipico è a base di carne (alla griglia, filetti, bistecche) accompagnate dalle solite french fries o a volte dalla baked potato (la patata dolce al forno in cui infilare buonissime salad di carote e formaggio…) Per cui la media del peso è piuttosto elevata (qui vestono in molti la XXL) e le ragazze in genere, anche quelle magre, hanno un bel seno! (a) Benissimo! b) E’ colpa degli estrogeni)
5) I supermercati: ci sono una moltitudine di supermercati (economici come Walmart), catene ripetute ogni tot km e outlet oppure mall. I supermercati (da brivido alle 11 di sera quando capita di essere in 4 persone in spazi immensi) sono giganti in tutto: le confezioni di succo o latte sono taniche! E’ tutto ingrandito! Le mele sono lucidissime e la scelta sui prodotti 100 volte più di quella di un nostro benfornito ipermercato! E le cassiere se sono senza far nulla vengono nella tua coda a dirti di andare da loro! E poi ti chiedono di dove sei, come stai…provate a fare la stessa cosa qui in Italia!!!
Le mall ospitano nomi a noi noti (detti in modo diverso… Levi’s diventa “Livais”) e prodotti invece sentiti anche in Europa ma poco diffusi. Generalmente le mall hanno prezzi simili ai nostri ma in più qui troviamo anche veri outlet dove si riesce (con un pizzico di fortuna) a trovare magliette, intimo, cinture e orologi di marca a prezzi bassissimi… In generale Dallas costa la metà di New York…
Giacomo e Mari pensavano che mi sarei annoiato così mi hanno programmato molte cose da fare e devo dire che non ho mai fatto così tanto sport come a Dallas: bowling, tennis (avessi almeno vinto un set), palestra, piscina, bicicletta e go-kart (miglior giro e miglior media sul tracciato breve…non so se mi spiego!) Per fortuna ho portato con me la pioggia poichè Dallas di solito è molto più”hot” (40° C – 104°F non sono insoliti), così la temperatura massima è stata di circa 35°C…
Quello che colpisce l’occhio è la pulizia generale:tutto lindo e ordinato. Nei centri residenziali (ricordo Plano ad esempio oppure l’area vicino le scuole a Richardson o anche la strada “sbagliata”per il Creek – vero Giacomo? eh eh eh) ci sono queste “stradine” con le classiche case ad un piano o due, in stile coloniale, con colonne bianche sul davanti, serramenti in legno, prato inglese, vialetto, garage e le immancabili bandiera americana e cassetta della posta…sembra di stare in Happy Days o nel Truman Show… e c’è sempre qualche pattuglia della polizia a controllare la situazione.
Conclusioni: New York è da vedere e non delude dal punto di vista “visivo” e di atmosfera. Lascia un po’ a desiderare il lato umano. Il Texas invece pur non avendo molto da offrire di turistico l’ ho apprezzato davvero tanto. Non mi aspettavo molto da Dallas e invece ho trovato molto interessante capire la gente del posto, le abitudini, i costumi, lo slang e sicuramente la compagnia di veri amici mi ha aiutato parecchio a starci bene. Amavo gli States prima e ora li conosco un po’ di più: continuo ad amarli! E ci voglio tornare…
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